Etica e deontologia nella comunicazione


di Massimo Brunetti e Michela Giannetti* 



  Vogliamo iniziare partendo dal titolo di questo corso “La qualità nella relazione di cura” e dalla relazione di oggi in cui parleremo di etica e deontologia nella comunicazione. 

 Lo faremo affrontando il tema dei valori e di come questi possano diventare uno strumento che usiamo tutti i giorni nelle nostre attività di cura. Valori che diventano elementi essenziali della qualità del “prendere cura”.  

 Sappiamo che il nostro compito come professionisti è quello di prenderci cura di chi ci chiede aiuto, per risolvere un problema legato alla salute e al benessere delle persone e dei loro caregiver. Ma cosa accade spesso alle nostre vite di operatori? Che ci occupiamo molto della parte assistenziale, perdendo di vista l’importanza della parte relazionale di questo prenderci cura. 

 E questo è un aspetto centrale, perché, come in tutte le professioni, uno degli elementi chiave della relazione è la fiducia che viene riposta in noi da parte di chi ci chiede aiuto, paziente o caregiver. E la fiducia è importante perché esistono quelle che gli economisti chiamano le “asimmetrie informative”. Io cittadino esprimo un bisogno, mi rendo conto di saperne meno di te (anche se non sempre accade) ed entro in relazione vera con te solo se mi fido. Pensiamo all’idraulico ogni volta che entra a casa nostra: gli mettiamo la nostra casa nelle sue mani, fidandoci ciecamente di come sono messi i tubi nei muri.

 Comunicare significa entrare in relazione, e questo vuol dire che in quel momento esiste fiducia fra queste due persone o realtà che entrano in contatto. Fiducia quindi come elemento centrale della qualità di questa relazione. 

 Comunicazione che è cosa ben diversa dalla informazione. Ne abbiamo avuto un esempio molto chiaro con la pandemia. L’eccesso di informazione ha creato un rigetto in tutti noi, quella che abbiamo chiamato in termini spregiativi “infodemia”. La differenza fra informare e comunicare sta proprio nell’entrare in relazione, nell’essere in due in quel momento. Comunicazione il cui primo atto è quello dell’ascolto di chi mi sta di fronte. E rispetto a chi non si vaccina potremmo parlare del tema della mancanza di fiducia da parte di queste persone e di quanto tempo abbiamo dedicato loro come sistema sanitario da questo punto di vista. 

 Informazione sulla salute che in questi anni è esplosa, un pò come le previsioni meteo. Una volta nessuno ne parlava e ora siamo bombardati in TV, sui social. Una delle prime trasmissioni TV sulla salute si chiamava Check-up, una volta la settimana sulla RAI.

 Gli esperti di comunicazione ci dicono che gran parte di questa relazione è “non verbale”. Questo lo possiamo vedere in tanti modi diversi. Da come ci muoviamo con il nostro corpo durante la relazione, ma anche da altri elementi. Pensate all’importanza di avere elementi architettonici dei nostri spazi che restituiscono “calore”. Pensate a quale differenza possa avere entrare in uno spazio più o meno curato. Pensate se tutti gli spazi in cui operiamo fossero come quelli dell’ultima serie DOC di Argentero?

 Questo scambio relazionale è vivo nel momento in cui riesco a rendere concreti degli elementi come quello dell’ascolto, della gentilezza e dell’empatia. Tutto il resto è quello che io faccio quando ho un problema e vado a leggere su google. E se quella è la strada potremo ognuno di noi essere sostituiti prima o poi con delle macchine, con dei robot. E anche per i robot, il problema principale è proprio quello della relazione, non delle cose da fare tecnicamente. 

 Anche da questo punto di vista la pandemia è una grande occasione per cambiare, per migliorare le cose che ci hanno portato a non avere la piena fiducia di chi sta di fronte a noi e ci chiede aiuto. Una cosa che sicuramente ci ha portato questo evento è stato il toccare con mano la complessità. Il filosofo Mauro Ceruti tutto questo, sottolineando come oggi sappiamo quasi tutto, abbiamo tutta la conoscenza che vogliamo eppure a volte non riusciamo a risolvere i problemi. Pensiamo alla salute e al benessere dei giovani che sta sempre più peggiorando o al tema dell’ambiente e della crisi climatica. 

 Uno dei problemi della conoscenza attuale sono infatti i cosiddetti silos, conoscenze molto specialistiche che non riescono a parlarsi fra di loro. Questo lo conosciamo bene quando lasciamo i pazienti girovagare nel cercare risposte ai loro bisogni. E una risposta a questa complessità sta proprio nel trovare dei fili conduttori che consentano di tenere insieme cose molto diverse fra loro. E per noi un elemento essenziale da cui partire per trovare questi fili conduttori sono i valori, che sono gli ideali che orientano le nostre scelte, le nostre azioni. 

 Tornando al tema della informazione e della comunicazione, dobbiamo porci il tema di quali valori stanno alla base di chi ci sta informando. Chi produce e vende integratori alimentari e supervitamine o i check-up annuali, pensa al nostro ben-essere o pensa a vendere un prodotto per fare profitto? 

 La nostra tesi di fondo è che alla base della fiducia della relazione vi sia un esercizio costante dei valori e del loro metterli in pratica, del renderli concreti. È qualche anno che abbiamo iniziato a lavorare sui temi dell’etica delle professioni e ci rendiamo sempre più conto quanto il tema dell’esercizio dei valori sia centrale. 

 Tutti noi come professionisti, e come persone, abbiamo dei valori. Quello che facciamo poco è esercitarli, condividerli. Come il respiro profondo che noi sentiamo quando facciamo meditazione, e chi di noi ha la fortuna di riuscire a farlo in modo costante tutti i giorni, sa quanto sia fondamentale l’esercizio quotidiano. Anche solo 10 minuti ma costanti nel tempo. Se ci pensate ogni giorno noi respiriamo circa 20 mila volte e lo facciamo nella maggior parte dei casi in modo inconsapevole. E la stessa cosa accade per i valori. Noi li agiamo migliaia di volte in modo inconsapevole. Ed è proprio su questa consapevolezza che vogliamo e possiamo lavorare. 

 Consapevolezza personale, ma anche come gruppi di professionisti che si prendono cura di chi ci chiede aiuto. E questo lo possiamo vedere come ordine professionale o come equipe di cura, pubblica o privata, che risponde a quel bisogno. 

 Quindi in quella risposta ad una richiesta di aiuto riconosco come centrale l’elemento della relazione e non solo della prestazione assistenziale, e rendo i valori un elemento chiave di questa relazione. Con il Progetto Eticare stiamo provando a fare questo. L’idea è stata quella di provare a trasformare una parola in un verbo, in una azione, in cui ognuno di noi diventa protagonista. 

 Rendendo vivi i documenti che ci parlano di come noi dovremmo agire i valori, e vederli quindi come dei punti di partenza e non di arrivo. A partire dalla Costituzione Etica della Federazione TSRM PSTRP e dai relativi codici deontologici. 

 Che non sono gli unici a cui riferirsi, perché ad esempio chi lavora in un’azienda sanitaria pubblica, ha altri due documenti di questo tipo a cui rispondere e in cui sono contenuti i principi e i valori dell’agire professionale. Il primo è l’atto aziendale che è l’atto costitutivo delle aziende in cui operiamo e il secondo il codice di comportamento di tutti i collaboratori delle aziende sanitarie pubbliche. 

 Questi rimangono carta morta se non sono agiti, se non li rendiamo vivi nel nostro agire quotidiano. Esiste l’aspetto personale del rendere concreti questi valori, ma esiste, e su questo vogliamo lavorare insieme, il momento in cui condividere questi valori insieme, legandoli alle mille situazioni in cui ogni giorno ci troviamo nelle nostre professioni. 

 Tornando ad affrontare il tema della comunicazione, intesa come relazione, un altro elemento centrale sono le emozioni. Quelle del famoso cartone animato “Inside out”. Il saperle riconoscere e il saperle gestire. Questo è un elemento centrale nella vita di ognuno di noi, come persone e come professionisti.

 Ed esiste una relazione stretta emozioni e valori. Pensate alla gioia o alla rabbia nel vedere agito o meno un valore per noi importante. Tema delle emozioni centrale sia nell’agire quotidiano delle nostre organizzazioni, sia nel rapporto con chi ci chiede aiuto. 

 Stiamo sperimentando un percorso molto intenso sul tema della disabilità con il progetto Oltre, che attraverso una mostra fotografica itinerante mette insieme attraverso degli incontri le esperienze di operatori e famiglie, per avvicinare e far conoscere il mondo e le emozioni vissute nell'ambito della disabilità dell’età evolutiva. 

 Un altro percorso che stiamo sperimentando con un grande apprezzamento da parte dei colleghi è un percorso di avviamento alla mindfulness all'interno della Azienda USL di Modena. L'obiettivo è di abituarci ad usare strumenti come questo, che ci aiutano ad essere maggiormente consapevoli come singoli professionisti e come organizzazione. E per prenderci cura al meglio degli altri, iniziamo dal prenderci cura di noi stessi.

 Emozioni presenti anche nelle attività legate alla promozione della salute. Pensiamo alla scuola e a come questo elemento sia importante per fare crescere i bambini e i ragazzi in un ambiente che promuovere il loro ben-essere e non solo il pensiero cognitivo. E stiamo toccando con mano l’importanza di questo tema nella Scuola delle emozioni

 Ma pensiamo a quanto sia importante promuovere le emozioni e la bellezza in una comunità per fare sì che le persone tornino a sentirsi parte attiva di quella comunità. Questo significa ri-attivare le persone, tornare a renderle “animali sociali” e non solo consumatori dietro ad un video che rispondono in modo compulsivo ai loro bisogni con una azione di acquisto. O quanto ora sia importante lavorare sul tema della gestione delle emozioni nei giovani e adolescenti che stanno vivendo in modo molto pesante gli effetti della pandemia. 

 Un altro punto importante da questo punto di vista è il tema degli stili di leadership e di gestione delle organizzazioni. Il tema della intelligenza emotiva si ricollega anche lui a quello dei valori che esprimo quando esercito una funzione di coordinamento di una equipe. 

 Quindi valori ed emozioni, come elementi centrali del prendersi cura. Solo allora riusciremo a prenderci carico dei famosi percorsi di cura, quelli che chiamiamo i PDTA – i Percorsi Diagnostici Terapeutici e Assistenziali, di cui tutti parlano ma in pochi applicano realmente. Dal momento in cui io cittadino esprimo un bisogno a quando il percorso si completa rispondendo a quella richiesta di aiuto. E si torna al tema dei silos e del loro superamento. 

 Sempre in tema di complessità occuparsi di relazione significa affrontare in modo concreto il tema della integrazione professionale. Le vostre 19 professioni sono un esempio di questo. Una giusta maggiore specializzazione che deve sapere anche integrarsi con le altre professionalità. Se questo non accade, un punto di forza diventa elemento di debolezza. E l’integrazione passa dalla condivisione dei valori, delle emozioni, dalla capacità di ascolto, gentilezza e di empatia. Tema che stiamo sperimentando a Modena con il progettoInte(g)razioni, con una g messa fra parentesi per sottolineare che l’integrazione passa dalla interazione e quindi dalla relazione. 

 Dobbiamo diventare capaci di disegnare organizzazioni “gentili”, capaci di ascoltare i pazienti, i caregiver e i colleghi e capaci di entrare in relazione vera, profonda e per fare questo l’esercizio costante della consapevolezza diventa un elemento centrale. Quindi il tema è costruire spazi in cui allenare questa consapevolezza, in cui rendere concreti i valori. E parlare di gentilezza significa essere ri(e)voluzionari, pensando al futuro. 

 Per chiudere vogliamo raccontare il percorso che ci ha portato oggi al progetto Eticare. 10 anni fa siamo partiti dai “dis-valori”, con un progetto che affronta il tema della corruzione e delle mafie nel sistema sanitario con il progetto “Illuminiamo la salute”, di chi vede il prendersi cura come occasione per pensare ad altro e non mette il bene comune al centro del proprio agire. 

 Una frase di Luigi Ciotti che “ciò che serve non è l’etica della professione, ma l’etica come professione” ha ispirato il progetto Eticare, il cui motto è proprio “trasformare i valori in azioni”.

 Abbiamo via via sempre più approfondito il tema dell’etica e dei valori nelle professioni sanitarie. Nel 2015 siamo partiti con un lavoro con l’IPASVI di Torino sul tema della integrità con gli infermieri, poi con i medici e quindi con i medici veterinari che ci ha portato al libro Veterinaria e Mafie. Fra le iniziative importanti ricordiamo l’esperienza dell’ Università della Memoria e dell’Impegno di Limbadi, creato su un bene confiscato alla ndrangheta, dove gli ordini TSRM PSTRP calabresi hanno iniziato a fare attività formative. 

 La prima esperienza nell’ambito delle 19 professioni è stata con i tecnici di radiologia, dove abbiamo fatto un lavoro sull’integrità in radiologia medica. E nel 2019 abbiamo realizzato una piccola guida che ha toccato temi e valori importanti come quello della appropriatezza e della sicurezza degli operatori e dei pazienti. 

 Infine, il lavoro di analisi che ha coinvolto quasi 7 mila colleghi sull’integrità delle 19 professioni della Federazione TSRM PSTRP, che ci ha consentito un primo sguardo su questo tema e di gettare le basi per il lavoro attuale. Progetto la cui ambizione è quella di rendere le discussioni e condivisioni sul tema dei valori come uno strumento operativo usato dai professionisti delle singole realtà territoriali. Solo così riusciremo a trasformare i valori in azioni.


*Intervento del 14 gennaio 2022 all’interno del seminario interprofessionale promosso dalla Commissione d’Albo dei Terapisti della Neuro e Psicomotricità dell’Età Evolutiva, Tecnici della Riabilitazione Psichiatrica e Dietisti dal titolo - La qualità nella relazione di cura (Commissioni d’albo della Toscana di FI, AR, PO, PT, LU, MS) 

Michela Giannetti lavora all'Azienda Ospedaliera Universitaria Senese ed è membro della Commissione d'albo Nazionale TSRM della Federazione TSRM PSTRP