Protezione dell’allattamento dalle scorrette pratiche commerciali

Intervento al II congresso nazionale della Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Sanitarie FNO TSRM PSTRP www.tsrm.org

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Per prima cosa ringrazio a nome di Libera tutti voi per la grande opportunità che ci state dando di fare questo pezzo di strada insieme. E quindi conoscere dal di dentro il mondo delle professioni sanitarie.

Da quando ci siamo visti due anni fa qui a Rimini, diverse cose sono successe. Allora con Michela Giannetti avevamo presentato i primi risultati del progetto Eticare e in questi due anni abbiamo lavorato con molti di voi in questo percorso. Lo slogan che avevamo coniato e che ci ha accompagnato in questo tempo è stato quello di “trasformare i valori in azioni”. Progetto che ora riparte sotto la guida di Antonio Cerchiaro e con l’aiuto sapiente delle amiche antropologhe, Francesca Crivellaro e Cecilia Gallotti.

In questo anno è nata anche la Costituzione Etica della Federazione, che rappresenta la pietra angolare della vostra casa comune. Il valore di quelle parole, non sono le parole stesse o la carta su cui sono stampate, ma è il ruolo che esse hanno nella vita delle persone. Nella vita di coloro che ci chiedono aiuto ogni giorno, di tutti noi operatori sanitari e sociali e delle istituzioni o realtà pubbliche o private in cui operiamo.

  Il valore di quelle parole è rappresentato da quanto esse diventano carne viva. Quanto ci consentono di dare risposte concrete a chi ci chiede aiuto, di essere vivi, di essere migliori. È il percorso quello che conta, è la strada che facciamo insieme. E in molti in questa sala che hanno partecipato a questi due percorsi comuni sull’etica lo hanno già sperimentato.

Ed essere qui a parlare di allattamento ci dà l’occasione di scendere nel concreto, nella vita delle persone, anche dei futuri cittadini del mondo.

Il tema purtroppo è vecchio. Nella mia esperienza l’ho incontrato quasi 25 anni fa con Maurizio Bonati, quando lavoravo all’Istituto Mario Negri. Avevamo fatto un calcolo economico molto semplice, in cui facemmo una stima di quanto costava per una famiglia allattare al seno o con i latti artificiali. Un tema già molto conosciuto quindi. La nostra era una fotografia, una immagine.

In questi ultimi mesi anche in questo ambito sono successe diverse cose. La Federazione ha scritto al Tavolo dell’Allattamento ministeriale una lettera in cui si ribadisce l’importanza di quello che dice l’OMS nel Codice Internazionale per la commercializzazione dei sostituti del latte materno, in cui si chiede di tutelare questo ambito da possibili conflitti di interessi.

  Cose molte note. Come l’evitare di accettare - dalle aziende che commercializzano alimenti per lattanti e bambini:
• omaggi, campioni, prodotti scontati, strumentazioni;
• di ospitare eventi commerciali, concorsi o campagne;
• di distribuire attraverso le strutture sanitarie qualunque tipo di omaggio a genitori;
• di permettere a tali aziende di fornire, direttamente o indirettamente, informazioni ai genitori all’interno delle strutture sanitarie;
• di permettere a tali aziende di sponsorizzare congressi per operatori sanitari e convegni scientifici.
E l’elenco continuerà ad evolvere sulla base della creatività degli uffici marketing di queste imprese commerciali.

A questo proposito si veda la bella (purtroppo) pubblicazione di IBFAN sulle violazioni al Codice. E i produttori di latti artificiali rispondono a cosa? Ai loro profitti, ai loro interessi, non quelli delle comunità. Al loro andamento di borsa, troppo spesso anche per loro di breve periodo. Sono infatti spesso valutati sugli andamenti trimestrali. E qui andremmo a parlare della "finanziarizzazione" dell'economia e delle logiche di breve periodo.

E per noi cittadini il tema di fondo quale è? Riguarda il poter prendere una decisione molto delicata, senza spinte commerciali in una certa direzione. Ma se tutto è già noto, da molto tempo, perché siamo ancora qui a parlarne? Perché dobbiamo essere contenti che il tema dell’allattamento al seno sia stato inserito nella dichiarazione del G20 di Napoli sul tema della salute? Sono domande molto semplici, con risposte molto difficili.

  Riprendo le parole del filosofo Mauro Ceruti, che ci invita ad abitare con sapienza la complessità della nostra vita, della nostra casa comune, come voi definite questa Federazione.
E partiamo dall’oggi, dalla crisi della pandemia che stiamo vivendo, che si è manifestata subito come fenomeno complesso, una crisi fatta di tante dimensioni intrecciate. Crisi in cui molti colleghi ci hanno lasciato e a cui va il nostro ricordo.

Secondo Ceruti la crisi attuale è certamente sanitaria, ma non solo. Se la concepiamo solo così rischiamo di perderne il senso: è una crisi anche biologica, ecologica, scientifica, economica, spirituale. Crisi economica significa ad esempio che ci sono multinazionali che continuano a lavorare per nascondere i loro profitti, perdendo in questo modo il senso del loro esistere. Facebook ne è l’esempio.

Questa rincorsa al profitto di fatto li sta portando ad estinguersi e ne siamo molto contenti perché abbiamo bisogno di altro che non gli avatar del “metaverso”.
Forse fra qualche anno ricorderemo i social, come ora ricordiamo i primi telefoni appesi ai muri delle case dei nostri genitori. Quelli come qualcuno ricorda a cui ci mettevano il lucchetto con il duplex.

Crisi legata alla difficoltà a concepire la complessità, l’intreccio delle tante dimensioni che caratterizzano la nostra comunità, la nostra salute. E come dicevamo prima l’ostacolo ad abitare la complessità del nostro tempo, non sta più nella nostra ignoranza. Ormai le informazioni le abbiamo, anche troppe.
Ora l’ostacolo si annida nel modo in cui le nostre conoscenze sono prodotte e organizzate, alla separazione dei saperi e delle discipline, che ci spinge a non collegarle. E qui sta la crisi del nostro tempo. Nella frammentazione dei saperi.

Mai è stata così grande la nostra potenza tecnologica, conoscitiva. E mai è stata così grande la nostra vulnerabilità. È questo il paradosso. Dobbiamo elaborare una coscienza e una cultura capace di condividere il fatto che siamo tutti sulla stessa barca.

Siamo qui a chiederci come proteggere l’allattamento dalle scorrette pratiche commerciali, ma la stessa domanda ce la dobbiamo fare sulla tutela dalla medicalizzazione e dalla sovradiagnosi.

Queste domande ci portano a parlare del senso dell’essere insieme come professionisti e come Ordini professionali, con i vostri saperi e il vostro tendere la mano ogni giorno a chi chiede aiuto.

Sappiamo tutto dell’allattamento, dei suoi benefici, della complessità di questo mondo e delle scelte legate a chi deve affrontare quel momento della vita. Ma perché ci sono dei territori in cui le cose funzionano meglio che in altri?

  Perché in alcune regioni questo tema viene sostenuto in modo molto forte e ad esempio si colloca nell’ambito dei progetti legati ai primi mille giorni di vita, in cui sono presenti tante azioni mirate a tutelare il benessere dei bambini, delle loro mamme e papà.

Da questo punto di vista in questo anno è stato approvato il piano nazionale della prevenzione, con un obiettivo ambizioso. Che è quello di fare sì che queste non restino inutili parole su dei pezzi di carta ma diventino in tutte le nostre regioni carne viva. Che si trasformino in azioni concrete. Purtroppo sappiamo come vi siano regioni in cui tutto questo è sconosciuto e sono poi quelle anche in mano alle mafie.

Ma sono le mafie che si sono prese quei pezzi di vita, quelle comunità, o siamo stati noi che abbiamo lasciato la porta aperta? È la corruzione il problema o è la nostra incapacità a occuparci del bene delle nostre comunità e delle nostre organizzazioni?

E quindi la domanda è perché le cose positive accadono? Accadono quando ci sono delle persone che le fanno accadere. In primis in chi guida quelle organizzazioni e quelle realtà. A livello politico e di servizi sanitari. Ma anche dal basso. Con spinte al cambiamento, al guardare le realtà di tutti i giorni e al trasformarle in luoghi in cui si è orgogliosi di esserne parte.

E qui torniamo al tema dei valori e del senso del proprio agire. Quante volte ci fermiamo a condividere i valori del nostro agire? Quante volte ce lo siamo detti guardandoci negli occhi? Quanto volte lo abbiamo condiviso con le associazioni e le comunità che compongono i nostri territori?

Si tratta di trasformare i bisogni in diritti. E qui riprendo questo bel libro con le parole di Franco Rotelli (Quale Psichiatria - AB edizioni), la persona che ha contribuito a rendere reale il sogno di Franco Basaglia.

Con una sanità del territorio, capace di mettere insieme le molte risorse delle nostre comunità. Le risorse non sono poche, sono solo frammentate. Riuscire a riconnettere le risorse delle persone, del privato, con quelle delle istituzioni. È questa la grande terapia per ricostruire la città che cura, comunità capaci di trovare le risposte ai bisogni collettivi.

La città che cura tenta di coinvolgere tutte le risorse di un contesto, di una comunità per occuparsi dei propri cittadini e dei loro bisogni.

Quindi in concreto da domani come possiamo rispondere alla complessità che ci circonda?

La risposta sta nell’unire queste forze esistenti. Come singoli, ma anche come istituzioni e ordini professionali.

Da questo punto di vista la crisi può essere una grande opportunità, perché ci ha fatto comprendere quanto sia importante aprirsi, guardarsi negli occhi. E riscoprire insieme quali sono le cose importanti che facciamo, quelle per cui vale la pena impegnarsi.

Possiamo dare concretezza alla Costituzione etica. Creando dei momenti di confronto in ognuno dei nostri territori su questo tema, coinvolgendo le aziende sanitarie e realtà sociali, insieme gli altri ordini professionali.

E possiamo iniziare proprio dal tema dell’allattamento. Chiedendo alle aziende sanitarie di esplicitare il rifiuto alla formazione da parte di ditte che commercializzano latti. E creando momenti di condivisione fra istituzioni e realtà associative che si occupano di questo tema.

E partecipare in modo attivo come singoli operatori e anche come ordini professionali al percorso sul Piano della prevenzione. Non sprecando l’ennesima occasione di costruire salute insieme.

Come esempio del fatto che le cose si possono fare, riporto il fatto che la Regione Emilia-Romagna nel 2018 ha approvato una legge sulla promozione della salute, la 19 del 2018, che prevede finanziamenti annuali per queste attività e quindi ad esempio anche per il sostegno dell’allattamento. Risorse per far star bene le nostre comunità.

Penso che tutto quello che ci siamo detti in questi pochi minuti, siano storie d'amore. Alla fine ci troviamo a lavorare su questo. Sul coltivare l'amore per la propria professione, verso le nostre comunità e verso chi ci chiede aiuto.

Vi propongo alcune letture per aiutarci a sognare un mondo più bello.
La prima di Mariana Mazzucato ci racconta il sogno dell’andare sulla Luna e dell’importanza di avere dei sogni (vai al link).
La seconda di James Kerr del senso di appartenenza della nazionale neozelandese di rugby (vai al link).
La terza di Iannamorelli l’esperienza della prima guerra mondiale e di come la gentilezza possa cambiare il mondo (vai al link).
E la quarta, e per questo ringrazio Cecilia Gallotti essendo un regalo di compleanno, le riflessioni di Franca Manoukian sul tema della complessità (Oltre la crisi, AB edizioni).

E di come a volte i sogni possono diventare realtà. Cito due progetti modenesi per noi molto importanti.
Il primo il progetto Inte(g)razioni sul tema della integrazione professionale (www.ausl.mo.it/progetto-integrazioni) e il secondo sul tema della gestione delle emozioni (www.ausl.mo.it/scuola-emozioni), rivolto ai bambini delle scuole dell’infanzia e delle scuole primarie, attraverso un lavoro con docenti e genitori.

Per finire vorrei ringraziare gli amici degli Ordini della Calabria perché in questi due anni hanno iniziato a rendere concreti i valori. E in quelle terre fare questo vale il doppio.

Hanno firmato un protocollo di intesa con l’Università della Memoria e dell’Impegno di Limbadi, affinché quegli Ordini contribuiscano a presidiare la legalità, alla diffusione dell’etica e della cultura dell’antimafia. Una presa di posizione netta contro le mafie che soffocano quel territorio e quel sistema sanitario regionale. Quindi un grazie a Giovanni De Biasi, Massimo Morgante e Salvatore Liserre e a tutti i vostri collaboratori, perché con il vostro lavoro e impegno quei luoghi, da terre di morte queste possono diventare terre di vita e di speranza.

Grazie per essere di esempio per tutti noi. PS: A Rimini ho avuto il piacere di conoscere e incontrare Monica Gaffarra che ringrazio per questa bella opportunità di approfondimento.