Mariana Mazzucato - Parole di speranza per il futuro


Un libro di grande speranza per il futuro.

Una guida sul senso profondo dei sistemi economici e del ruolo degli Stati. Se semplici testimoni dei mercati o attori nel cercare di risolvere i grandi problemi che affliggono l’umanità nel suo complesso. Problemi enormi che possiamo risolvere solo affrontandoli in modo del tutto nuovo. Dobbiamo avere la capacità di definire missioni ambiziose: i piccoli cambiamenti incrementali non ci porteranno ai risultati sperati. E avere il coraggio e la convinzione di alzare lo sguardo verso l’alto e porci alla guida di un cambiamento trasformativo, tanto fantasioso, quanto ambizioso.

In concreto creare nuove forme di partnership fra pubblico e privato, orientare i bilanci statali e privati al lungo periodo, investire in innovazione a fini sociali, non solo per creare profitto di breve termine. Ma soprattutto essere audaci, prefiggendoci missioni capaci di stimolare la nostra immaginazione, come fece JF Kennedy quando nel 1962 annunciò al mondo che l’uomo sarebbe arrivato sulla Luna, cosa che avvenne 7 anni dopo. E oggi l’obiettivo è migliorare la vita di tutti.

Il capitalismo oggi è in crisi e sappiamo che possiamo fare di meglio. Il passato ci insegna che attori pubblici e privati possono unirsi e fare cose straordinarie, innovare e collaborare per uno scopo comune, capace di costruire un sistema economico più inclusivo e sostenibile: produzione e consumo in una ottica verde, meno disuguaglianze, maggiore realizzazione personale, invecchiamento sano, mobilità sostenibile e accesso digitale per tutti.

E per fare questo gli Stati devono investire nelle loro capacità interne, costruendo la competenza e la fiducia per pensare con coraggio, lavorare in partnership con le imprese e la società civile, catalizzare nuove forme di collaborazione fra i vari settori. E le missioni devono porsi l’obiettivo di creare mercati, non solo correggerli. Mercati che guardano al bene comune.

Molti governi hanno impegnato cifre colossali per uscire dalla pandemia, ma già dalla crisi finanziaria del 2008 abbiamo imparato che iniettare miliardi serve a poco se le strutture per le quali sono spese sono deboli. Ci sono stati paesi in grado di mobilitare le diverse componenti della società attorno ad un obiettivo comune, usando strategicamente i fondi pubblici della ricerca per incentivare soluzioni innovative, usando la spesa pubblica per aumentare gli investimenti del settore privato.

In altri la situazione è molto diversa. Usa e Regno Unito ad esempio si sono trovati ad affrontare 40 anni di indebolimento del settore pubblico, alimentato dall’ideologia che lo Stato dovesse tenersi in disparte e intervenire solo quando i problemi si fossero presentati. Tutto questo ha portato a esternalizzare funzioni pubbliche importanti, favorendo anche una sempre maggiore dipendenza dalle grandi società di consulenza. E gli esempi di esternalizzazioni fallite sono molti. L’outsourcing non è un problema di per sé, fintanto che i governi si mantengono capaci di governarli e le partnership sono concepite nell’interesse pubblico. Ma spesso i governi non hanno le capacità per strutturare al meglio i contratti con il privato.

Soprattutto nelle crisi, l’intervento dei governi è efficace solo se lo Stato ha la capacità di agire e investire nelle aree critiche. Nel 2015 i governi hanno firmato 17 ambiziosi obiettivi di sviluppo sostenibile da realizzare entro il 2030, dalla povertà agli oceani inquinati. Per raggiungerli dobbiamo avere una economia basata sulle soluzioni, incentrata sugli obiettivi più ambiziosi, quelli che contano davvero per le persone e per il pianeta.

Si tratta di trasformare lo Stato dall’interno, rafforzando i suoi sistemi in tema di salute, istruzione, trasporti e ambiente, imprimendo una nuova direzione all’economia, facendo collaborare in modo diverso il settore pubblico e quello privato, per farli lavorare in progetti ambiziosi per il bene delle comunità. Con una visione per tutti di lungo periodo, concentrandosi sui risultati, con una visione orientata alla missione capace di stimolare quanta più innovazione possibile per risolvere i problemi delle persone, andando a costruire una società più sostenibile e più giusta.

Ampi settori dell’economia sono afflitti da una pericolosa combinazione di bassi investimenti, la visione a breve termine della finanza, una visione a breve termine delle imprese con la massimizzazione delle remunerazioni degli azionisti e dei manager. Per le imprese private il tema è spostare il focus dal creare valore per gli azionisti a quello di farlo per tutti gli stakeholder, favorendo ad esempio quelle che raggiungono obiettivi sociali e ambientali.

Per arrivare sulla Luna c’è stata una leadership di un governo che ha avuto una visione, ha corso dei rischi per realizzarla, ha investito le risorse necessarie per passare dalle parole ai fatti e ha collaborato da vicino con le organizzazioni disposte a partecipare a questa sfida. Si tratta di far partecipare tutti ad un sogno collettivo, così come dovrebbe avvenire oggi sul tema del cambiamento climatico.

Uno dei problemi per la NASA per arrivare sulla luna è stato quello di rendere più agile la struttura burocratica, favorendo una migliore comunicazione. Tutti ad esempio dovevano capire il progetto nella sua totalità, inclusi gli appaltatori esterni e tutti erano responsabili dei problemi.

L’assunzione di rischi e l’apprendimento in ambito pubblico richiedono di lavorare al di fuori dei soliti compartimenti stagni, di coordinarsi fra i vari settori e di trovare le sinergie che trasformano le componenti della cooperazione in un insieme che è più grande della somma delle parti. Questo è il “paradosso della complessità” delle politiche pubbliche moderne: più le questioni sono complesse, più il processo decisionale si fa compartimentalizzato e frammentato. Abbattere i compartimenti stagni significa instaurare un rapporto più orizzontale fra i dipartimenti, capace di stimolare l’innovazione dal basso.

Alcune lezioni per il sistema sanitario italiano.

1. focalizziamoci su pochi obiettivi ambiziosi che guardano al futuro, in un processo partecipato con i cittadini e tutti i portatori di interesse

2. lavoriamo sul ridurre la burocrazia inutile, migliorando la comunicazione interna alle nostre strutture

3. collaboriamo in modo diverso con il privato. Troppe volte i fornitori non danno il meglio di sè e non sono incentivati a farlo

4. rafforziamo e reinternalizziamo i processi chiave: dai sistemi informatici, alle manutenzioni e cancelliamo definitivamente i project financing

5. rendiamo le nostre strutture attrattive, lavorando seriamente sulle risorse umane, luoghi in cui vi sia l'orgoglio di far parte della squadra.

Grazie Mariana, sappiamo in che direzione andare per il bene di tutti.