Interessi e salute
Torino 7 maggio 2022
Seminario dal titolo - Conflitto di interessi in sanità
organizzato dall' Ordine dei Medici
Chirurghi e degli Odontoiatri di Torino
Villa Raby – Corso Francia 8 Torino
La tesi che
proverò a sostenere in questo mio intervento è che parlare di integrità
significa parlare di senso delle
professioni.
Questa è la
sintesi di 10 anni di lavoro come progetto Illuminiamo la salute, nato nel 2012
mettendo insieme 4 esperienze come quelle di Libera, Avviso Pubblico, Gruppo
Abele e Coripe Piemonte.
Questo progetto iniziò con un campo estivo di Estate Liberi a Belpasso in Sicilia, dove accompagnati da Enza Rando, ci rendemmo conto di come il tema della salute fosse troppo poco rappresentato quando si parlava di mafie e corruzione. Da lì nacque l’idea di provare a fare qualcosa.
Fra l’altro
anche noi abbiamo poi organizzato negli anni, diversi campi estivi di Estate
Liberi con ragazzi facenti parte delle professioni sanitarie e sono state
settimane di grande entusiasmo e bellezza.
Il primo
incontro del progetto avvenne nel castello matildico di Levizzano Rangone in
provincia di Modena, dove incontrammo quella comunità, in cui le sfogline del
paese preparano tuttora i tortelloni, che poi vengono venduti durante la festa
di luglio per sostenere la comunità.
Ed è proprio
l’ideale di comunità e dell’interesse
verso il bene comune che ci ha accompagnato in questi 10 anni.
In questi anni abbiamo imparato come i due elementi principali dell’integrità siano l’informazione e gli interessi.
E dopo 8
anni di esperienza dal 2012 sul tema dei controlli interni e
dell’anticorruzione, ora mi occupo proprio di informazione, di comunicazione e di
relazioni.
La pandemia
ci ha mostrato quanto il tema della informazione e della comunicazione sia
importante: la famosa infodemia a
cui tutti siamo esposti ha mostrato tutta la sua potenza.
Legato al tema dell'infodemia c'è dietro quello dell'appropriatezza.
Settore della comunicazione che è messo malissimo, con cambiamenti epocali, con la chiusura di molte testate giornalistiche tradizionali cartacee e lo spostamento verso nuove modalità, di cui l’ultimo è il metaverso.
Esiste un bel movimento che si chiama Slow News, che in sostanza riprende il tema di Slow Medicine, in cui si sostiene come l’attuale sistema informativo generalista non sia al servizio del bene comune. Le notizie ci vengono proposte in modo bulimico, senza approfondimenti: per fare dei collegamenti con la medicina, con la creazione delle resistenze simili a quelle che abbiamo per gli antibiotici. Riceviamo sempre più informazioni, con il risultato di non essere informati.
E abbiamo
visto con la pandemia quanto sia importante avere l’informazione adeguata e
come questa incida poi sulla fiducia
delle persone.
E i social
non ci stanno aiutando nel creare fiducia. Perché non sono creati per il bene
comune, ma per fare soldi, e tu entri senza saperlo in questo circuito.
L’ultima
follia è il metaverso, dove secondo alcuni dovremmo spostare le nostre vite, e
dove probabilmente ci saranno anche lì fenomeni di corruzione, ma potremmo fare
un'altra conferenza su questo.
L’OMS in
questi giorni è uscita con un nuovo report sull'allattamento con latti
artificiali in cui si vede bene come i “signori” del latte, usino in tutta la
loro potenza i social attraverso gli influencer, pagati per disincentivare l’allattamento
materno.
E di esempi di
questo tipo ne possiamo fare tanti, sulle sigarette elettroniche o sull’alcol.
Dicevamo informazione e interessi. Che ci siano tanti interessi nel mondo
della salute è evidente. Gli esperti di organizzazione ci dicono quello che
tutti viviamo tutti i giorni, che le organizzazioni legate alla salute siano le
più complesse.
Dove
circolano molte risorse e dove è purtroppo facile trovare occasioni per non
fare l’interesse comune e di chi ci chiede aiuto.
E la
differenza fra l’economia e la finanza è proprio questa. La finanza si occupa
di soldi, mentre l’economia si occupa di risorse, che molto spesso sono umane,
le più importanti, sia come operatori, sia come cittadini.
E la risposta
alla finanza nasconde uno dei problemi anche delle industrie stesse, chiamate a
dover rispondere alle trimestrali di borsa e non a visioni di lungo periodo.
Che poi è lo stesso problema dei politici e dei direttori generali delle
aziende sanitarie, quando hanno o sono costretti ad avere visioni di breve
termine.
Condivido
con voi una situazione che state vivendo ora qui a Torino, e che riprende il
tema della complessità, di cui Mauro
Ceruti ha fatto un bell’intervento che vi invito a guardare. Una delle vostre
complessità riguarda il nuovo ospedale della Città della Salute.
Dove il mio interesse da cittadino, o da figlio di genitori che abitano in questa città, è di essere curato e di essere preso in carico al meglio. Sappiamo bene quanto sia importante mettere al sicuro i cittadini e i professionisti che lavorano in quella struttura.
Da quel
bisogno all’arrivare ad una struttura che sia al servizio completo delle persone ce ne passa molto. In questi anni sulla costruzione degli ospedali ne
abbiamo viste di ogni, con mafie e corruzione molto attente a queste situazioni.
Qui voglio ricordare Ivan Cicconi, che ci ha lasciato 5 anni fa, uno dei più grandi esperti di appalti in Italia. E lui ci ha sempre ricordato come lo strumento del project financing fosse una macchina infernale, e chi lo ha provato sa di cosa parliamo. E purtroppo siamo ancora lì.
Le stesse
aziende private coinvolte spesso sono in difficoltà nel gestire questi strumenti
finanziari, che alla fine non fanno il completo interesse dei cittadini. Ed è il motivo
per cui in altri paesi li hanno in sostanza abbandonati.
Dicevamo interessi, il grande Gianfranco Domenighetti, altra figura che ci ha accompagnato in questi anni e anche lui ci ha lasciato 5 anni fa, ci ha insegnato come il 90% della salute sia creato al di fuori del sistema sanitario, e quindi parlando di integrità è lì che dobbiamo guardare.
E in primis le
mafie ci insegnano quanto la partita sia grande. Pensate al tema dell'ambiente,
dei rifiuti, dell’alimentazione, dei trasporti, delle dipendenze. E ora questi
signori si stanno dando un gran daffare per gestire “al meglio” il PNRR.
Un tema che abbiamo incontrato in questi anni è stata la gestione del rischio. Che nella nostra esperienza non può che essere integrata, e che si deve portare dietro un sistema dei controlli adeguato. Sistemi di controllo che non sono burocrazia, ma strumenti capaci di guardare al futuro, lavorando per capire dove sono i rischi e per gestirli al meglio.
Gestione integrata del rischio che si ricollega al tema della complessità di Mauro Ceruti, dove il problema è il lavoro a silos e poco integrato delle diverse professionalità, anche in campo clinico e assistenziale.
Con la legge
190 del 2012 e il sistema dell’anticorruzione abbiamo costruito troppa burocrazia, e in Italia in questo siamo dei
maestri. L’ultima novità è il PIAO, il Piano integrato di attività e
organizzazione, che all’inizio sembrava un gatto con la p, un “patto” come direbbe
Bergonzoni.
Un patto la
cui idea di integrare la gestione dei rischi avrebbe anche senso, ma la cui
attuazione sta diventando l’ennesima chimera.
Lasciatemi portare
questo ricordo. Le discussioni che abbiamo fatto con il dott. Bevere, direttore
di Agenas, che ora è in pensione, sulla burocrazia attorno all'anticorruzione.
La cosa più simpatica
era il modulo sulle donazioni in cui
voi medici, invece che ascoltare i pazienti e aiutarli a stare bene, avreste
dovuto compilare un modulo in cui segnavate tutti i regali che ricevevate,
indicando regalo per regalo il loro valore economico. Quindi quando qualcuno vi
portava un salame, voi dovevate capirne il valore e trascriverlo.
La seconda
su cui ci siamo battuti in questi anni erano il deposito annuale delle dichiarazioni patrimoniali e dei redditi al
proprio datore di lavoro. Come se in questo momento il fisco non potesse sapere
tutte le nostre proprietà e interessi patrimoniali.
Si è parlato
di interessi dell’industria e non possiamo non parlare di formazione e ricerca. È evidente che dietro la formazione ci sia
uno strumento di dialogo con i professionisti da parte dell'industria. Ma se
quello è l’unico modo per formare i miei collaboratori, non mi posso poi
lamentare dei problemi.
Una riflessione riguarda gli interessi di chi in questi anni ha agito per distruggere il Servizio Sanitario Nazionale spingendo in tutti i modi verso un sistema privatistico dove di fatto sono costretto, se posso, a fare una assicurazione privata. E anche qui di interessi in conflitto ne abbiamo quanti ne vogliamo. E di questo ne paghiamo le conseguenze tutti, cittadini e professionisti.
Cosa abbiamo imparato in questi 10 anni? Che la cosa più importante sia il lavoro
con i professionisti sui temi dell’etica e del senso del proprio agire
quotidiano.
A partire da
alcune esperienze con gli ordini degli infermieri, dei
medici e dei veterinari, abbiamo fatto nascere
alcuni anni fa un grande progetto, che si chiama ETICARE, costruito con la Federazione Nazionale dei TSRM e PSTRP, Federazione
che raccoglie circa 20 professioni sanitarie.
E l’idea di
fondo è quella di “trasformare i valori
in azioni”, mettendo in pratica questa riflessione di Luigi Ciotti.
Trasformare i valori in azioni concrete quotidiane.
E lo stiamo
facendo grazie al contributo degli
antropologi che ci stanno aiutando davvero tanto nel riflettere insieme sul
valore delle nostre professioni sanitarie. Ci
fermiamo troppo poco a condividere il senso del nostro agire, del perché ogni
mattina “alziamo la saracinesca” dei nostri ambulatori, sapendo che molto
spesso non si abbassa mai.
Sarebbe molto bello poter condividere questa progettualità anche con gli altri ordini professionali e istituzioni, creando momenti in cui ci si ferma a riflettere sul senso profondo del proprio agire quotidiano.
Che per noi rimane quello di prenderci cura di chi ci chiede aiuto, sapendo di essere molto fortunati e onorati del lavoro che siamo chiamati a fare. E vogliamo continuare ad esserlo.
Tutto questo per noi significa parlare di integrità.