Riflessioni su 8 anni di anticorruzione nella Azienda USL di Modena



Provo in queste righe a fare una riflessione sugli 8 anni di lavoro come responsabile anticorruzione della Azienda USL di Modena.

Il tema della corruzione in Italia è molto sentito dalle persone, anche se il problema esiste in tutto il mondo e anche storicamente ci sono sempre stati episodi di questo tipo. In concreto si è in presenza di un episodio corruttivo, al di là di quello che dice la norma penale, quando un operatore che dovrebbe fare l’interesse della comunità, pensa al proprio o a quello dei propri familiari o gruppi di appartenenza. Sicuramente ci sono dei paesi come quelli scandinavi in cui il bene comune viene messo maggiormente al centro dei comportamenti delle persone e delle organizzazioni e altri, come il nostro, in cui l’aspetto familistico/gruppale prevale.

Nel 2012 l’Italia, in risposta ad una forte pressione internazionale, approvò la prima legge anticorruzione, la n. 190/2012. Era la prima volta in cui si davano indicazioni a tutte le pubbliche amministrazioni di fare prevenzione su questo tema, lasciando alle forze dell’ordine e alla magistratura il compito di intervenire in caso di comportamenti contrari alla legge.

Personalmente ho avuto la fortuna di iniziare a lavorare in questo ambito sin da subito, nel 2013 quando l’Azienda USL di Modena applicò la norma, nominando il Responsabile per la Prevenzione della Corruzione. Avevo chiesto di essere nominato in quanto conoscevo già il tema, facendo parte di Libera, l’associazione che si occupa di mafie e corruzione. Ora che ho lasciato questo ruolo ad un altro collega ho la possibilità di esprimere un giudizio su questi quasi 10 anni di applicazione di questa norma.

Tutto questo lavoro è servito a qualcosa? La corruzione è diminuita?

Non è facile rispondere a questa domanda in primis perché la corruzione è un fenomeno nascosto per definizione e quindi è molto difficile misurarla. Quello che vediamo sono le indagini che emergono e che hanno un esito dopo diversi anni di lavoro della magistratura. Oppure la vediamo sulla nostra pelle quando ci imbattiamo direttamente in un caso di questo tipo, vedendone i risultati negativi.

Possiamo dire che questo insieme di strumenti sia stato utilizzato in modo adeguato per le organizzazioni che già erano brave e molto meno da chi non lo era. Purtroppo in molti hanno visto questa norma come l’ennesimo appesantimento burocratico, senza andare a cogliere lo spirito, già scritto chiaramente nella legge iniziale del 2012, che mirava a trasformare i problemi in opportunità. Che è il principio della gestione del rischio, applicato in tutti i campi pubblici e privati. Parlando di sanità, nel rischio clinico, nel rischio dell’uso dei dati personali (la privacy), nel rischio lavorativo, tecnologico. Al di fuori della sanità pensiamo alle grandi organizzazioni che gestiscono grandi rischi: centrali nucleari, il settore dell’aeronautica, della chimica, solo per citarne alcuni (si veda il bel libro Gestire l'inatteso).

Gestione del rischio quindi che mira a trasformare la vita di una organizzazione e dei suoi operatori facendo entrare nella cultura di ciascuno la logica del bene comune e del saper trasformare i punti di debolezza in opportunità di crescita e cambiamento. Ma in concreto questo cosa significa?

La prima cosa da fare, e che abbiamo anche fatto, è lavorare sul tema dei valori e della consapevolezza dei professionisti che lavorano all’interno dell’organizzazione. Consapevolezza del proprio agire, del perché faccio quel mestiere e dell’operare come organizzazione: quindi un lavoro continuo sul senso del lavoro svolto, cercando di trasformare i valori in azioni quotidiane. Avendo ben presente che la realtà è molto complessa e che spesso si è sottoposti a molte pressioni dal contesto esterno per allontanarci dal bene comune.

L’altro aspetto importante è il lavoro sui processi, e quindi una analisi costante all’interno dell’organizzazione dei percorsi messi in atto per fare funzionare la macchina, e dare risposte ai cittadini, mettendo in evidenza gli eventuali punti di difficoltà in cui ci si può trovare. Un lavoro corale con le altre parti dell'organizzazione che si occupano di processi.

Faccio un esempio concreto. Tutti sanno che l’allattamento materno è importante per lo sviluppo dei bambini. E tuttavia da decenni esiste una enorme spinta commerciale verso i latti artificiali. E queste aziende cercano di convincere chi è vicino alle mamme, che questa è una valida alternativa da consigliare. È chiaro che come azienda sanitaria pubblica devo da un lato aver ben chiaro il problema, dall’altro tutelare i miei operatori, fornendo loro tutti gli strumenti formativi e di crescita che altrimenti gli vengono offerti da queste aziende. E le società scientifiche dei professionisti sanitari sono spesso le prime ad essere sostenute dalle aziende di farmaci, integratori e dispositivi.

Quale è il problema in tutto questo? È il potenziale conflitto di interesse nel fare un interesse privato rispetto al portare avanti il bene della comunità. E di esempi se ne possono fare a migliaia, sia in ambito pubblico, che anche privato. Ogni giorno mi veniva chiesto un parere su un possibile conflitto di interesse: a volte c'era, e molte volte no.

Per non parlare di chi deve prendere decisioni politiche, su cui le pressioni delle lobbies sono enormi. Tanto più la decisione è importante, tanto più le lobbies si muovono. Ed è importante che vi sia una regolamentazione sempre più chiara sui rapporti fra politici e portatori di interesse.

E la trasparenza è uno degli strumenti utili nel fare emergere eventuali situazioni che possono mettere a rischio l’indipendenza di chi deve prendere decisioni e operare per il bene comune. Trasparenza che non deve essere burocrazia inutile, ma uno strumento che consente di migliorare le organizzazioni dal di dentro e da chi è fuori, di avere la fiducia nel lavoro che si sta facendo.

Altri strumenti che sono stati messi in campo nella lotta alla corruzione riguardano la tutela di chi fa segnalazioni (anche anonime) per mettere in evidenza situazioni non appropriate. Nella nostra azienda è possibile ad esempio fare le segnalazioni alla pagina www.ausl.mo.it/segnalazioneilleciti. Questo è uno strumento molto potente, che personalmente ritengo andrebbe incentivato ancor di più così come avviene negli Stati Uniti, dove il whistleblower (il segnalante viene così chiamato), qualora la segnalazione sia vera riceve una percentuale del maltolto. Questo meccanismo funziona perché in quel contesto sono emersi dei casi molto importanti, anche all’interno delle industrie farmaceutiche, che altrimenti non avrebbero mai visto la luce. So bene quanto sarebbe delicata la cosa, ma le leggi sui pentiti insegnano.

Quali casi ho visto nella mia carriera di responsabile anticorruzione? Grandi e piccoli e quando opportuno ho passato le informazioni alla magistratura, con cui c’è sempre stato un buon rapporto, così come con le forze dell’ordine. Il consiglio che ricordo con maggior piacere è stato quello di un finanziere che mi disse di andare spesso a vedere le cose dal vivo e di parlare molto con le persone. E diverse volte siamo riusciti a creare le condizioni per evitare che il rischio in un appalto, di un concorso o di un altro processo organizzativo si concretizzasse. E questo rappresenta il vero lavoro di un responsabile anticorruzione: arrivare prima che quella potenziale situazione si realizzi concretamente.

Su due punti ho molto insistito in questi anni, su cui continuerò a dare il mio contributo anche nella mia nuova funzione come responsabile delle Relazioni esterne, della comunicazione e della promozione della salute, e riguardano la gestione integrata del rischio e il lavoro sulla consapevolezza.

Gestione integrata del rischio significa far collaborare in modo molto più stretto i diversi gestori del rischio (clinico, privacy, lavorativo, tecnologico, integrità) mettendo insieme gli strumenti a favore di una unica cultura del rischio, e mostrando anche all’esterno il grande lavoro che viene svolto nelle aziende sanitarie per tutelare l’interesse della comunità. Cittadini che vanno coinvolti più direttamente in questo percorso, perché a volte anche loro sono attori diretti o indiretti delle diverse tematiche che riguardano la sicurezza.

Il secondo punto riguarda il lavoro sulla consapevolezza, che significa costruire spazi all’interno delle aziende sanitarie, anche in collaborazione con gli ordini professionali, dove gli operatori hanno la possibilità di lavorare sulla consapevolezza del proprio agire come professionisti e come parte di una organizzazione. Questo è un lavoro che consente di lavorare sul senso profondo del proprio essere e agire. E gli strumenti possono essere quelli ad esempio della mindfulness o di tutte le altre tecniche che consentono di arrivare al cuore dei singoli e delle organizzazioni, in una logica di operare al meglio per sé stessi, per la propria organizzazione e per il bene comune. Viviamo tutti in un periodo estremamente faticoso e abbiamo necessità di trovare spazi in cui ritrovare assieme e condividere il senso del nostro essere e agire. Lavoro che va fatto anche sui molti giovani appena entrati nelle nostre aziende.

Una cosa che abbiamo fatto in questi anni, spesso sbattendo la testa contro dei muri e che continueremo a fare, è la battaglia alla burocrazia inutile, che fa perdere solo del tempo e crea anticorpi nei professionisti. In primis le famose dichiarazioni patrimoniali e reddituali dei dirigenti, strumenti inutile da molti punti di vista. Perché i controlli si fanno con le banche dati già disponibili e poi perché chi è corrotto non si compra le case alla luce del sole. Sappiamo, perché ce lo hanno raccontato da tempo, che le tangenti importanti transitano sui conti correnti esteri nei paradisi fiscali. Altra battaglia su cui lavorare per la loro eliminazione, se vogliamo davvero lottare contro le mafie e il riciclaggio dei soldi sporchi.

Sono contento di lasciare questo ruolo avendo cercato di mettere il cuore in questa attività, che non è per nulla burocratica, ma uno strumento molto potente per aiutare queste grandi organizzazioni a raggiungere ogni giorno il bene comune.

In generale è stata una bella esperienza, in cui ho incontrato tanti colleghi che avevano voglia di fare bene e che hanno messo al centro il bene comune. E a loro va il mio più grande ringraziamento per aver fatto un pezzo di strada insieme e avermi insegnato tantissimo, professionalmente e umanamente.

Auguro all'amico e collega Diego Nenci, il nuovo Responsabile Anticorruzione aziendale, buon lavoro.

Per approfondire

Per chi è interessato è possibile vedere il lavoro fatto alle seguenti pagine:
- www.ausl.mo.it/integrita
- www.ausl.mo.it/trasparenza
- www.ausl.mo.it/segnalazioneilleciti


Le politiche per l’integrità dell’Azienda USL di Modena – Brunetti M, Brambilla A Politiche Sanitarie 2020 https://www.politichesanitarie.it/archivio/3341/articoli/33103-

Gestire l'inatteso per l'integrità