I valori e il senso del lavorare in una azienda sanitaria pubblica

Intervento preparato per un corso di formazione rivolto agli amministrativi entrati in Azienda USL di Modena nel 2020.

Per prima cosa vi vogliamo dare anche il benvenuto in quella che per voi sarà una famiglia per un pò di tempo. Un tempo lungo per chi lavorerà nella pubblica amministrazione fino alla pensione, più breve per chi sceglierà altre strade. Ci piace pensare, e vogliamo lavorare per questo, che lo stare qui possa essere vissuto come una opportunità che tutti noi abbiamo, che è quella di essere presenti, di essere vicini nel momento del bisogno delle singole persone e famiglie.

Obiettivo di questo intervento è legato al senso, del perché lavorare in una azienda sanitaria pubblica e quindi in una pubblica amministrazione. Solo dopo il perché, viene il come farlo e con quali strumenti. Quindi parleremo di valori, senza scendere in formule retoriche vuote, con l’obiettivo per tutti noi di riuscire a trasformare questi valori in realtà concreta quotidiana.

Valori che continuano in ogni azione del nostro lavoro, che è un lavorare con gli altri e per gli altri. Questa può essere già considerata una chiave di lettura di questo intervento, quello che a distanza di anni vi potrà fare sentire bene rispetto al percorso che avete fatto. Lavorare con gli altri e per gli altri. Siamo dicevamo in questa famiglia e quindi dobbiamo essere consapevoli che il nostro star bene è legato al saper lavorare in comunità. Non è facile, perché ognuno di noi porta il proprio essere, la propria storia, le proprie aspettative, le proprie diversità. Ed è proprie dal riconoscere e valorizzare queste diversità che i gruppi funzionano, portando ognuno il meglio di noi stessi. Questo ovviamente presuppone un lavoro anche personale, sul chi siamo, perché siamo qui e perché stiamo facendo ora questa cosa. Riuscire a star bene, riuscendo a lavorare con gli altri.

L’altro elemento che ci porta a star bene è il lavorare per gli altri. Per il bene delle persone che ci chiedono aiuto ogni giorno. E questo avviene in tanti modi diversi. Per chi svolge una professione sanitaria – medici, infermieri, tutte le altre professioni sanitarie – ma anche per chi svolge una funzione come quella amministrativa, che sta un passo indietro rispetto ai pazienti, ma è altrettanto importante.

Questo avviene in modi molto semplici: le persone che ci chiamano al telefono, quelli che vengono ai nostri sportelli, quelli che usano i servizi legati ad un appalto ben costruito o entrano in un ospedale in cui tutto funziona al meglio, dalle manutenzioni alle pulizie. E in tutte queste situazioni viene espresso un bisogno, più o meno consapevole. Che stupore quando sentono qualcuno che si mette dalla loro parte, che non si trincera dietro la burocrazia, dietro il famoso “lo dice la legge”, dal “mi spiace, non è il mio compito” e viene lasciato lì da solo a risolvere i suoi problemi.

Il pensare al bene comune nelle azioni lavorative che agiamo ogni giorno. Gianni Rodari, di cui festeggiamo ora i 100 anni della nascita, rispetto all’educazione dei bambini diceva di lavorare per costruire una “coscienza del dovere che abbiamo di cambiare il mondo in meglio, senza accontentarci dei mediocri cambiamenti di scena, che lasciano tutto com’era prima”. Messaggio che vale anche per tutti noi.

La pandemia è un evento tragico che sta creando un prima e un dopo. L’altra data così importante per il sistema della salute è stata quella del 1978, anno in cui con la legge 833 la politica aveva deciso che nasceva il sistema sanitario pubblico al posto delle vecchie mutue assistenziali. Legge che è stata costruita con un movimento di persone che si rendevano conto come il vecchio sistema mutualistico presentasse molti più problemi che opportunità. E ora noi siamo qui a raccogliere quella eredità, anche se sappiamo che qualcuno, non pensando all’interesse comune, vorrebbe ritornare al passato. E la pandemia ha mostrato quanto sia fondamentale un servizio sanitario pubblico forte e che funziona.

E ancora oggi l’Italia viene vista come un modello di cui andare orgogliosi. Dagli Stati Uniti alla Cina, vengono qui soprattutto in Emilia-Romagna, ad imparare quello che è uno dei migliori sistemi sanitari. Con tutti i limiti che sappiamo di avere, ma il segreto è proprio questo. Saper trasformare i limiti e gli errori in opportunità di cambiamento. Che è quello che è avvenuto con la pandemia e che stiamo facendo ogni giorno.

Dicevamo che siamo qui per parlare di valori e del senso del nostro agire. Che senso ha lavorare in una azienda sanitaria pubblica, che cosa ci differenzia rispetto al lavorare in una assicurazione o ospedale privato? Che cosa ci può rendere orgogliosi di questo?

Episodi come questo. Pochi giorni fa un signore di una piccola frazione della bassa modenese, che per 70 anni non era mai stato in un ospedale, ad un certo punto ha dei sintomi strani. Il figlio chiama il 118 e al telefono gli operatori della Centrale Operativa del 118 capiscono che è un possibile ictus. A quel punto parte una ambulanza e decolla l’elisoccorso. Dopo pochi minuti dalla telefonata era già a Baggiovara, sottoposto alla trombolisi, la terapia salvavita in queste situazioni. E ora sta bene, ha voglia di tornare a casa, facendo della riabilitazione.

Questa è forse una delle situazioni più scenografiche, ma di esempi simili ce ne sono migliaia ogni giorno. Nella cura della salute mentale, delle altre malattie croniche, negli ospedali e sul territorio. A casa delle persone. Perché il futuro è li. Legare sempre più la grande specializzazione che l’innovazione ci offre ogni giorno delle strutture ospedaliere e specialistiche con quelle più vicine alle nostre comunità, gli ospedali di comunità, le case della salute, le residenze per gli anziani e i disabili, e il domicilio delle persone.

Tutto questo ci deve rendere orgogliosi di lavorare in una azienda sanitaria pubblica. Come vedete un lavoro di squadra, che tocca le persone e le famiglie nel momento del maggior bisogno. E come tutte le squadre ognuno ha il suo compito e se non lo fa bene, con passione, non si riesce neanche a scendere in campo. Un po’ come i famosi bulloni delle ruote delle auto di Formula 1, che se non sono avvitati bene, l’auto si ferma dopo pochi metri dall’uscita dei box.

Parliamo di squadra perché l’organizzazione del mondo legato alla salute mette insieme più di trenta diverse professionalità, di cui quella degli amministrativi è una di queste. E una cosa importante è sapere ri-conoscere questa complessità in continuo cambiamento. In quest’ultimo secolo il mondo della salute è cambiato completamente e la farà ancora e noi siamo dentro questo cambiamento. A inizio ‘900, solo per citare un dato, la speranza di vita era metà di quella attuale. Il tema per ognuno di noi è se vogliamo essere protagonisti di tutto questo, provare a dare il nostro contributo, o subirlo passivamente.

Salute e non solo sanità, questa è una differenza fondamentale. Con sistema sanitario parliamo di strumenti che vanno a risolvere un problema, parlare di salute significa agire sul benessere psico-fisico delle persone. Noi sappiamo che l’80% della salute ha origine al di fuori del sistema sanitario. Il nostro star bene è legato alla famiglia in cui nasciamo, a quante favole e libri i nostri genitori ci hanno letto da piccoli e a quanto ci hanno spinto a lavarci i denti. Alle condizioni lavorative di ognuno di noi. Ancora oggi in Italia ci sono lavoratori in nero che raccolgono pomodori per pochi euro al giorno, vivendo in condizioni pietose. Il nostro star bene è legato al nostro rapporto con il tema del cibo e di quello e come beviamo, come reagiamo al tema delle dipendenze che ognuno di noi incontra nella propria vita (il fumo, l’alcol, il gioco d’azzardo, la violenza, ora quelle legate all’uso dei social).

Dicevamo quindi essere parte di una squadra di professionisti che costruiscono salute e ben-essere per le persone. Benessere anche quando si avvicina la fine della nostra vita. Perché una delle soddisfazioni più belle, che alcuni di noi vivono ogni giorno nel mondo delle cure palliative, è anche nel riuscire ad accompagnare in modo sereno anche l’ultimo tratto di vita. E qui parliamo del valore dell’empatia, dell’ascolto, del rispetto. E anche qui c’è una parte assistenziale, ma c’è una parte fondamentale che consente a questi colleghi di fare bene quel lavoro.

Farò alcuni esempi di situazioni lavorative in cui vi potrete trovare come “amministrativi”.

Alcuni di voi andranno a lavorare nella squadra che costruisce e mantiene le strutture in cui tutti noi lavoriamo, quello che viene chiamato il servizio tecnico. Un lavoro fondamentale che raccoglie una idea per rispondere ai bisogni delle persone, e la rende concreta in nuovi ospedali, case della salute, uffici di supporto. In futuro a Modena si realizzeranno altre 13 case della salute e un nuovo ospedale. Questo è un lavoro molto delicato, con forti pressioni da parte di tutti. Dei politici che vogliono inaugurare presto quelle strutture, delle imprese che vogliono vincere a tutti i costi gli appalti, dei professionisti che vogliono lavorare in un posto adeguato. E voi, che sarete chiamati a gestire questa complessità, a rispettare uno dei mostri giuridici, anche in termini di dimensioni, che è il “Codice Appalti”.

Tutto molto difficile, ma anche molto bello quando riusciamo a fare un buon lavoro. Quando uscite dalla stazione ferroviaria di Modena dalla parte nord vedrete un edificio colorato che è la nuova Casa della Salute. Arriveremo ad averne 25 nella nostra provincia. Li dietro c’è un lavoro enorme da parte del gruppo di amministrativi che hanno seguito questo progetto. Un lavoro di squadra con i tecnici che hanno pensato e seguito la costruzione di quest’opera. Quali valori in questo caso? La competenza, l’imparzialità, l’indipendenza. E anche lealtà rispetto al seguire gli interessi dei cittadini e della nostra comunità.

Case della Salute intese come case della comunità, come luoghi in cui far crescere la comunità, e il suo star bene, il suo stare in salute, in cui le diverse anime – istituzioni, scuole, associazioni, professionisti – si incontrano, camminano insieme per fare sì che ognuno di noi come cittadino possa star bene, in modo sereno, alcuni anche con le proprie malattie che ogni giorno ci portiamo dietro e con cui conviviamo.

Altri di voi andranno a lavorare all’ingegneria clinica, uno degli spazi che stanno diventando sempre più importanti nelle organizzazioni delle aziende sanitarie. Con tecnologie e innovazioni sempre più importanti nella vita di tutti i giorni. Per una cataratta 30 anni fa si stava in ospedale una settimana, ora è un intervento quasi banale in cui alla sera sei a casa.

Altri andranno al servizio personale, a me piace chiamarlo risorse umane, perché si prende cura di noi operatori. E quindi non solo aspetti burocratici, numeri, ma persone che aiutano altre persone. Ed è fondamentale, quello che vogliamo fare con voi, lavorare sulla crescita delle persone, sia in termini di capacità professionali, ma anche del saper star bene con sé stessi e con gli altri, come gruppo di lavoro. E ognuno di noi è chiamato a dare il proprio contributo ogni giorno.

Da questo punto di vista stanno partendo in azienda dei corsi rivolti ai dipendenti sullo star bene con noi stessi, quella che viene chiamata mindfulness, la consapevolezza. Strumenti semplici che ci consentono di ascoltare il nostro essere, il nostro respiro, ma anche il nostro stare insieme come comunità professionale. Consapevolezza del nostro agire per il bene comune e alla fine per il nostro bene.

Altri di voi andranno al servizio acquisti. Anche questo uno spazio che mette insieme i diversi pezzi del sistema sanitario. Luogo di sintesi fra quello che è la ricerca scientifica, e quindi la ricerca di nuove soluzioni ai problemi, con quello che sono le attività e gli strumenti usati ogni giorno dai diversi professionisti. Anche qui uno snodo fondamentale in cui abbiamo due possibilità. La prima è di avere un atteggiamento in cui non ci poniamo alcuna domanda, come degli automi e facciamo quello che ci viene detto di fare o quello che ci dice la legge. La seconda, possiamo provare a migliorare ogni giorno la realtà in cui siamo. Ad esempio c’è una parte del processo degli acquisti, troppo spesso dimenticata e vissuta in modo burocratico, che è quella dell’esecuzione del contratto. Quel momento è fondamentale perché se fatto bene, con passione, ci fornisce utili indicazioni sul dove migliorare il rapporto con i fornitori. Sul cercare di favorire chi lavora bene e chi invece pensa solo al profitto di breve termine e quindi non alla qualità.

Altri lavoreranno nei dipartimenti territoriali. Quello di sanità pubblica. Spazio poco noto all'esterno e che abbiamo imparato a conoscere anche durante la pandemia. Professionisti che operano per la tutela delle vite delle persone in ambito veterinario, alimentare, dei luoghi di lavoro e sociali. Con una grande responsabilità nel garantire il bene della nostra comunità e sapere fare fronte ai molti interessi in gioco. Quello delle cure primarie. Che ha il compito di organizzare al meglio i servizi sul territorio, che per noi è un elemento vitale ed è il futuro del sistema sanitario e sociale. Quello della salute mentale. Dove troviamo i servizi a tutela del nostro benessere nelle sue diverse articolazioni e fasi della vita e dove anche qui i valori toccano la vita stessa delle persone che ci chiedono aiuto. Altri ancora entreranno nel vivo degli ospedali, il cuore tecnologico della nostra assistenza.

Quello che non dobbiamo mai dimenticare è che nonostante le tecnologie sempre più avanzate, l’ascolto e l’empatia rimangono un aspetto fondamentale del nostro agire. Ed è quello che fa la differenza fra l’aver ricevuto una prestazione e l’essersi sentiti accolti. E anche come amministrativi possiamo fare molto in questo. Dalla telefonata in cui ci viene chiesta una informazione, alla prenotazione di una visita, al momento in cui le persone ci raccontano che qualcosa non ha funzionato.

Lavorare in una azienda sanitaria pubblica significa avere chiaro in mente che noi non lasciamo indietro nessuno. Anzi, il nostro compito è quello di mettere in prima fila le persone e le famiglie che hanno maggior bisogno, che sappiamo avere maggiori problemi poi di salute e di star-bene. Una azienda privata che guarda al profitto di breve termine questo non se lo può permettere ed è una delle differenze fra il lavorare nel pubblico e nel privato. E anche questo è un motivo di grande orgoglio. Questo significa saper ascoltare ed essere vicini alle persone con i loro bisogni.

E come sopravvivere in una grande organizzazione? Rimanendo vivi mentalmente. Essendo curiosi rispetto a quello che ci circonda. Trovando il tempo per studiare e rimanere aggiornati. Andando a vedere come lavorano in altre aziende e magari in altre nazioni nel nostro stesso ambito. Vedendo delle situazioni nuove o magari scoprire che siamo già i migliori. Un modo per sopravvivere al quotidiano, partendo dalla consapevolezza del proprio ruolo, la ricerca costante del miglioramento, o comunque la voglia di farlo.

Bisogna conoscere le leggi e le normative, ma senza viverle come un punto di arrivo, ma di partenza. Le leggi sono una convenzione su un certo argomento, ma possono e devono essere costantemente migliorate. E in Italia lo sappiamo bene. Pensate al lavoro enorme che possiamo fare per riuscire a semplificare il codice appalti. Sembra una impresa impossibile, ma diamoci questa opportunità. Facciamolo costruendo interessi che vanno anche al di fuori delle ore lavorative, ma che alla fine possono portare un beneficio a tutti noi come comunità professionale. La passione, la curiosità di ognuno di noi alla fine può portare a risultati collettivi.

Quello che vi potrà succedere nel corso del tempo, è di avere una esperienza negativa nella propria unità operativa, in cui non ci sentiamo accolti al meglio. È successo a molti e può accadere. Sono momenti duri. Da un lato a noi come organizzazione, c’è il compito di scegliere responsabili delle unità operative capaci tecnicamente, ma che siano anche in grado di far star bene i propri collaboratori. Dall’altro quando questo non avviene, la cosa fondamentale è non isolarsi, capendo se il problema è comune ad altre persone vicine a noi, cercando anche aiuto all’esterno del nostro ambito. Ci sono dei servizi che sono preposti proprio al benessere dell’organizzazione e il loro compito è quello di aiutarci in quel momento. E anche in questi momenti e situazioni i valori e il senso dello stare in una organizzazione possono essere di aiuto.

Abbiamo parlato di rischi. Il rischio più importante per una organizzazione sanitaria è il rischio clinico, quello a cui i nostri pazienti e cittadini sono esposti. Sino a poco tempo fa le infezioni ospedaliere erano uno dei problemi principali, tema che abbiamo finalmente risolto con il Covid, con il lavaggio delle mani, l’uso delle mascherine e il non fare gli eroi quando abbiamo la febbre, andando al lavoro o a scuola, cosa che in passato tutti abbiamo fatto.

Rischio clinico in primis, ma anche altri rischi come quello legato alla salute dei lavoratori, della tutela dei diritti di accesso ai dati delle persone, del rischio integrità. Ci stiamo sforzando di lavorare con una gestione del rischio integrata. Perché i diversi rischi spesso hanno cause comuni. E l’analisi delle cause che portano ai rischi e il trovare soluzioni che riducono il loro livello è quella che viene chiamata gestione del rischio. Abbiamo fatto una analisi delle cause nell'ambito dell'integrità e abbiamo visto che il primo fattore, la prima causa dei rischi è la non condivisione di valori comuni da parte dei professionisti. Quando un operatore indica il latte in polvere quando non necessario al posto dell’allattamento, prescrive un farmaco solo perché è andato a fare formazione con una ditta, sceglie un fornitore perché gli hanno assunto il figlio, sono tutte situazioni in cui scegliamo altri valori, altri interessi che non sono quelli del bene comune, delle nostre comunità. Gestione del rischio sempre più integrata che alla base ha il valore della responsabilità.

Questi valori di cui abbiamo parlato li troverete in quello che si chiama “Codice di comportamento”, che trovate alla pagina www.ausl.mo.it/codicedicomportamento. Documento che racconta i diversi ambiti in cui tutti noi ci possiamo ritrovare in una azienda sanitaria e alla cui base ci sono i valori. Regole di comportamento fondate sui valor, che alla base hanno la ricerca del bene comune.

Come dicevamo all’inizio è importante riflettere sul perché siamo qui a fare questo lavoro, sul senso del nostro agire come singoli e come organizzazione. Ed è importante riflettere su questo. Trovare il tempo per farlo singolarmente e anche in modo collegiale. Questo ci aumenta le possibilità di star sempre meglio nel lavoro che svolgiamo ogni giorno e far star bene le singole persone che ci chiedono aiuto.