Gestire l’inatteso per l’integrità nel campo della salute
Anticipare
i problemi, essere attenti alle piccole cose, ascoltare chi è in prima linea e
non cercare i capri espiatori. Queste alcune delle lezioni
applicabili anche nella prevenzione della corruzione che il lavoro di Weick e
colleghi sulla gestione dell’inatteso ci fornisce (Governare l’inatteso -
Organizzazioni capaci di affrontare le crisi con successo. KE. Weick, KM.
Sutcliffe - Raffaello Cortina Editore 2010).
1.
individuare
e anticipare attivamente gli eventi critici nel momento del loro stesso
manifestarsi, e in particolare:
·
preoccuparsi delle criticità;
·
resistere alle semplificazioni;
·
essere sensibili alle attività in prima linea;
2.
agire per
contenere gli effetti di tali eventi, quando l’attività di prevenzione non
ha avuto successo, e in particolare:
·
essere resilienti;
·
rispettare la competenza.
Le 5 lezioni da imparare
1° principio: preoccupazione rispetto agli
eventi critici.
Le HRO
trattano ogni errore come un sintomo di malfunzionamento del sistema, qualcosa
che potrebbe avere gravi conseguenze se un insieme di piccoli errori venisse
accidentalmente a coincidere (es. Bophal nel 1984). Le HRO promuovono
descrizioni accurate degli errori, elaborano esperienze per imparare dai
“mancati incidenti” e sono attente agli svantaggi dall’ottenere buoni risultati
(fra cui l’autocompiacimento, la tentazione di ridurre i margini di sicurezza e
il lasciarsi andare all’automatismo dei processi).
2° principio: riluttanza a semplificare
Le HRO
prendono misure deliberate per creare un quadro più completo e sfumato di ciò
che affrontano. Sapendo che la realtà che affrontano è complessa, instabile,
imperscrutabile e imprevedibile, esse si posizionano in modo da avere il
miglior punto di osservazione possibile, e guardando
con favore le diversità delle esperienze, lo scetticismo rispetto alle opinioni
prevalenti, le tattiche di negoziazione che permettono di riconciliare
differenze di opinione, senza distruggere le sottili sfumature notate da
persone diverse. Quando riconoscono un evento come un qualcosa che hanno già
visto, si preoccupano, pensando che le somiglianze superficiali fra il presente
e il passato mascherino differenze più profonde (es. l’incendio dei frammenti
dell’ala dello Shuttle a 82 secondi dal lancio era stato considerato come
qualcosa di familiare). Quando si organizza si semplifica, va fatta attenzione agli errori che si vuole
certamente evitare.
3° principio: sensibilità alle attività in
prima linea
Le HRO
sanno che le anomalie in prima linea vengono rilevate quando sono ancora
recuperabili e possono essere isolate. Questo è legato alla sensibilità alle
relazioni. Infatti le persone che si rifiutano di parlare dei propri timori,
indeboliscono il sistema, che è meno informato di quanto dovrebbe per operare
efficacemente. Il quadro complessivo non può essere definito, se vengono
ignorati i sintomi che provengono dalla prima linea.
4° principio: impegno alla resilienza
Nessun sistema
è perfetto e le HRO lo sanno bene. Per questo integrano i tre principi
precedenti con l’impegno alla resilienza. Il tema non è essere esente da
errori, ma fare in modo che questi non ci mettano fuori combattimento.
La
resilienza è l’abilità di un sistema di mantenere o riguadagnare uno stato di
dinamicamente stabile, che consente di continuare le proprie attività dopo un
grave incidente o in presenza di uno stress continuo (Hollnagel, 2006). Un’organizzazione
resiliente è in grado di affrontare le prove cui viene sottoposta uscendone non
solo intatta, ma addirittura rafforzata nella sua capacità di risposta. E’ un
insieme di metodi basati da un lato sul contenimento degli errori, dall’altro
su un approccio che utilizza l’improvvisazione per consentire al sistema di
tornare a funzionare.
La
differenza fra anticipazione e resilienza è che nel primo caso io investo
risorse contro dei rischi previsti, mentre nel secondo ho risorse in grado di
fare fronte a rischi che non conosco in anticipo (Wildavsky, 1991).
Le HRO
privilegiano l’abilità di gestire qualsiasi situazione accada, anche con grande
capacità immaginativa e simulano le condizioni più avverse praticando quelle
che sono chiamate “esercitazioni antincendio”.
5° principio: rispetto per la competenza
Le
gerarchie rigide hanno una speciale vulnerabilità nei confronti dell’errore. Le
HRO decentrano il processo decisionale e l’autorità viene trasferita alle
persone con più competenze, senza badare al loro rango. Le decisioni vanno
quindi alla ricerca dell’esperto.
Nelle HRO
sono le decisioni che “vanno in cerca” dell’esperto e non il contrario: esse
vanno verso la persona che ha una conoscenza specifica del problema ed è in
grado di risolverlo a prescindere dal suo ruolo in azienda (esempio del ruolo
dell’avvistatore nell’atterraggio degli aerei sulle portaerei nucleari).
Un altro
elemento è che gli operatori temporanei sono meno competenti nel prendere
decisioni di quelli stabilmente assegnati a tale compito.
La grande
differenza fra le HRO e le altre organizzazioni sta nelle prime fasi
dell’evento inatteso, quando emette deboli segnali di allarme. La tendenza
dominante è rispondere a segnali deboli con risposte deboli. La mindfulness
preserva la capacità di percepire l’importanza dei segnali deboli e di
rispondere in modo vigoroso.
Queste
organizzazioni lottano per mantenere una condizione
di allerta continua verso l’inatteso a dispetto della pressione esercitata
dalle scorciatoie cognitive. Le scorciatoie sono frutto di successi precedenti,
di semplificazioni, di strategie e progetti e dell’uso della gerarchia per fare
si che le decisioni restino esclusivamente in mano ai superiori. Percorrendo
questa strada si finisce inevitabilmente con l’imbattersi in pesanti rese dei
conti.
Le
aspettative si costruiscono all’interno dei ruoli, delle routine e delle
strategie organizzative, creando quel genere di ordine e prevedibilità su cui
l’organizzazione fa affidamento per la propria attività.
Presentano
tuttavia anche svantaggi, in quanto possono creare dei punti ciechi che a volte
portano a riconoscere in ritardo avvenimenti inattesi e minacciosi. E spesso questi punti ciechi diventano ancora
più grandi semplicemente perché andiamo
alla ricerca di prove che confermino l’accuratezza delle nostre aspettative
originarie.
Chi lavora
nelle HRO si impegna costantemente nel contrastare la tendenza a cercare
conferme, creando pratiche che incorporano i cinque principi. Sapendo che le
proprie aspettative sono incomplete, è possibile arrivare ad un maggior livello
di comprensione nel momento in cui si dubita delle aspettative che sembrano
essere confermate più spesso.
·
preoccupazione rispetto agli eventi critici
·
riluttanza a semplificare
·
sensibilità alle attività in prima linea
·
impegno alla resilienza
·
rispetto per la competenza
La
mindfulness indebolisce la tendenza a normalizzare gli eventi all’interno degli
eventi familiari, il fenomeno della “normalizzazione
dell’inatteso”: definendo accettabile, un rischio che prima non lo era.
Rispetto ai cinque principi prima visti, ecco alcune proposte operative da applicare nelle singole organizzazioni.
·
Riferire gli obiettivi sotto forma di errori
che non devono accadere
·
Creare una consapevolezza rispetto alla
vulnerabilità
·
Creare una cultura amichevole nei confronti
degli errori
·
Definire i mancati incidenti
·
Chiarire cosa costituisce una buona notizia
2.
Riluttanza
a semplificare
·
Raccogliere i dubbi
·
Incoraggiare gli schemi di riferimento
alternativi
·
Valorizzare le abilità interpersonali
·
Rivedere le valutazioni nel momento in cui i
dati di fatto si modificano
·
Trattare tutti gli eventi inattesi come
informazioni
·
Premiare chi rimane in contatto con le prime
linee
·
Parlare apertamente
·
Sviluppare lo scetticismo
·
Incoraggiare l’ascolto da parte delle persone
·
Dedicare del tempo alle attività che si
svolgono in prima linea
4.
Impegno
alla resilienza
·
Ampliare le competenze e i repertori delle
risposte
·
Non esagerare con le cure dimagranti delle
organizzazioni
·
Rendere veloci i feedback
·
Trattare in modo ambivalente l’esperienza
passata
5.
Rispetto
per la competenza
·
Guardarsi dalla fallacia della centralità
·
Stimolare l’immaginazione come strumento per
gestire l’inatteso
·
Creare strutture che permettano decisioni
flessibili
Dall’esperienza
delle HRO si possono trarre molte lezioni che posso aiutare le organizzazioni
sanitarie e sociali ad andare verso una maggiore integrità e sicurezza
dell’assistenza. Fra queste:
-
Favorire la discussione dei “mancati
incidenti”;
-
Favorire la discussione anche
interdisciplinare, coinvolgendo se possibile anche i cittadini
-
Dedicare del tempo alle attività in prima
linea (sale operatorie, punti di prenotazione, studi dei medici, momenti di
formazione, cantieri, attività di controllo interno ed esterno, ecc)
-
Definire con gli operatori gli errori da
evitare
-
Diffondere la cultura “no blame”
Quali lezioni nella
gestione delle risorse umane?
Nell’ambito
della gestione della corruzione il personale viene considerato come una delle
aree a maggiore rischio. Tradizionalmente i processi considerati a rischio sono
quelli legati alla scelta di quali persone fare entrare nelle organizzazioni e
della gestione delle loro carriere.
Quindi il
rischio di fare scelte non in funzione dei bisogni reali espressi
dall’organizzazione e del valore delle singole persone, ma in funzione di interessi
particolari e non legati al bene collettivo. Scarsa attenzione viene invece
riservata all’area del personale, intesa come “mancato sviluppo delle risorse umane”, condizione favorente il
verificarsi di situazioni di rischio corruttivo
o
la mancanza del senso di appartenenza al sistema
alla PA, al sistema sanitario pubblico, alla propria azienda in cui si lavora
o
la mancata adesione a valori comuni (lealtà,
imparzialità, ….), vuoi spesso per mancato approfondimento degli stessi
o
mancanza di un senso di futuro delle singole
professioni (favorendo quindi scelte che vede al breve periodo)
§
tema che parte dall’accoglienza dei giovani e loro
sviluppo
§
quale rapporto con università e come influire
sulle logiche usate in quei contesti, che poi si riflettono sull’intero sistema
sanitario
o
come gestire e trasmettere i saperi di chi si
avvia verso l’uscita dall’organizzazione
§
come usare i saperi di chi ha lasciato ma è in
grado di continuare ad avere un ruolo
o
mancanza di dialogo e comunicazione all’interno
delle organizzazioni fra gli operatori, anche di famiglie professionali diverse
§
tema della multiprofessionalità e
multidisciplinarietà
o
mancanza di dialogo e comunicazione con
l’esterno delle organizzazioni, per far conoscere il valore delle singole
professionalità e aumentare il senso di fiducia
Fra gli strumenti che possono essere utilizzati
e che vanno gestiti in una logica di crescita
o
come gestire il tema della rotazione, in senso
costruttivo per l’organizzazione e per i singoli professionisti
o
come aumentare la resilienza, quando un atto
corruttivo emerge nell’organizzazione
o
considerare le azioni legate al benessere
organizzativo fra quelle utili alle politiche dell’integrità
o
valutare l’uso di strumenti legati alla gestione
del rischio, simili all’incident reporting, per raccogliere anche i piccoli
segnali che emergono dai professionisti
o
come valorizzare lo strumento della
segnalazione, passando dalla cultura della delazione a quella del bene comune
In termini di ricerca sarebbe interessante analizzare
i meccanismi di selezioni di altri paesi per vedere punti di forza e di
debolezza rispetto al nostro
Buon lavoro a tutti.