Chi consente al sistema sanitario pubblico italiano di essere vivo, nonostante tutto...
Il sistema sanitario pubblico è vivo, nonostante in tanti cerchino di azzopparlo. Da anni.
E chi compie questo miracolo? I suoi professionisti, quando ogni giorno, nonostante le tante difficoltà, riescono a dare risposte a chi chiede aiuto.
Lo si vede bene soprattutto quando i bisogni sono importanti, pensiamo al tema dell'emergenza, all'oncologia, alla salute mentale, alle patologie croniche, solo per citare alcuni esempi.
Che casualmente sono poi quelle che il privato non considera, perché alla fine chi deve fare profitto, quando i bisogni sono grandi, preferisce lasciarli ad altri, nello specifico al sistema pubblico.
Per non parlare della prevenzione, che ovviamente può essere fatta solo dal pubblico; un cittadino sano è meno remunerativo di uno malato.
Poi c'è il tema di una innovazione sempre più forte, che se non mirata al bene comune, rischia di essere controproducente. Invito ad approfondire il dibattito sulla qualità della ricerca ben sintetizzata da Luca De Fiore nel suo libro "Sul pubblicare in medicina", problema non solo italiano.
O quella di includere persone che poco hanno a che fare con la scienza per valutare farmaci, vaccini e altre innovazioni, questo solo per citare esempi di questo periodo sia negli Stati Uniti che in Italia.
O la spinta da anni ad aprire canali privati di assistenza, in primis a farci fare una assicurazione privata, da cui rimangono comunque escluse le famiglie maggiormente in difficoltà. Anche se questa viene data dal datore di lavoro come benefit.
Poi in tutta questa complessità ci sono i comportamenti opportunistici di chi pensa al proprio interesse e non al bene comune. A partire dal tema dell'inappropriatezza, in cui i cittadini sono essi stessi parte del problema, ma dove molti operatori potrebbero decisamente dare un contributo maggiore per risolvere il problema. E qui la riflessione sarebbe lunga.
E poi c'è il tema delle risorse. E' chiaro se vengono trovati da un giorno all'altro 75 miliardi all'anno per le nuove spese militari, e non si trovano per il sistema sanitario e sociale, e nessuno dice nulla, forse vuole dire che alla fine alle persone va bene così.
Uno dei problemi sappiamo essere la carenza di personale, ad esempio infermieristico, che sicuramente è sottopagato rispetto ad altri paesi. In modo molto grossolano, se volessimo aumentare gli stipendi di 1.000 euro al mese di tutti i professionisti del SSN, sarebbero sufficienti "solo" 8 miliardi l'anno. Quindi non è vero che i soldi non ci sono, basterebbe volerlo.
Tutto questo inutile dirlo indebolisce il sistema sanitario e sociale che sappiamo tutti essere molto sotto finanziato e a rimetterci sono proprio quelli che avrebbero maggior bisogno e che potrebbero avere molto di più.
Tenuto conto che in Emilia-Romagna, così come in altre regioni, la situazione sappiamo essere decisamente migliore che in altre. Basta guardare ai dati sulla salute degli ultimi 30 anni.
E nonostante tutto, ogni giorno a fare la differenza sono proprio loro, tutti i professionisti del Servizio Sanitario Nazionale che rendono possibile questo miracolo.
Un giorno anche la politica e soprattutto chi la vota, si renderà conto del rischio che corriamo.
Nel frattempo, noi siamo molto molto orgogliosi di loro.
PS: parlando di spesa militare, mentre si parla di liste di attesa, sovviene una riflessione. Sicuramente nelle liste di attesa più aumenti l'offerta e più aumenti la domanda. E forse è così anche per le spese militari, più le aumenti più crei il bisogno. Non dico che non ci debbano essere, ma la riflessione su quale sia il giusto equilibrio dobbiamo porcela. E comunque in ogni caso se le cose rimarranno così, o pagheremo più tasse o dovremo decidere dove tagliare, sanità, sociale, scuola, pensioni, ricerca scientifica, cultura e molto altro.