La comunità come strumento di benessere

 


Promozione e diffusione dei Club Alcologici Territoriali



Spesso nelle nostre realtà il rapporto con l’alcol è visto come un valore, forse legato ad un concetto di potenza, inteso come il potere che gli viene attribuito nell'incidere in modo positivo sulle nostre vite.


E guardando ai titoli dei diversi interventi di questa vostra tre giorni, ci sono già le risposte al tema. Che non può essere un problema di un singolo, ma di una comunità nella sua interezza.


Avete infatti parlato di sostenibilità nelle sue diverse forme, di servizio alla comunità, di spiritualità, di etica, di movimento come forma di interazione, di amore e di bellezza e di tessiture relazionali.


Mi piace molto il tema del tessuto relazionale. Un intreccio di fili che vanno a comporre un disegno che solo alla fine vedremo nella sua interezza.


Tutti sappiamo come la società di oggi, l’economia di oggi, ci spinga ad essere fili isolati, con il minor numero di relazioni possibili. Meno relazioni vere ci sono e meno fiducia c’è. E questa mancanza di fiducia è generatrice di profitto.


Ma il tema di fondo è come noi misuriamo questo profitto, questa differenza fra i ricavi e i costi. Soprattutto quando non siamo capaci di andare a misurarli nella loro interezza. E quali sono i costi delle non-relazioni?


Di comunità fatte di persone che non si parlano, che non hanno spazi per conoscersi. L’un l’altro e come singoli. Spazi fisici e spazi interiori


Da questo punto di vista se è fondamentale il tornare a muoversi fisicamente (con la famosa mezzora al giorno), lo è altrettanto il movimento interiore, dello spirito. Che ognuno può esercitare secondo il suo credo e sentire. In cui ogni giorno riusciamo a trovare un momento in cui fermarci per ri-trovarsi.


Nelle settimane scorse abbiamo ricoverato una signora che aveva il riscaldamento spento da una settimana e questo ha acutizzato tutta una serie di problemi. E il problema di fondo sta nel livello e nella qualità delle relazioni che abbiamo. Nessuno ha avuto l'opportunità di aiutarla a riaccendere quel riscaldamento.


La battaglia che abbiamo di fronte a noi, la battaglia da condurre, e voi siete l’esempio concreto che è possibile farlo, sta proprio in questo. Nel tessere relazioni.


Nel rendere la comunità un qualcosa di vivo, in cui le persone camminano insieme per fare esperienza delle cose di cui avete parlato in questi tre giorni. Della spiritualità, della bellezza, dell’amore.


Ringrazio Chiara Gabrielli e Giorgia Pifferi, che ho la fortuna di incrociare spesso per parlare e lavorare insieme su progetti molto significativi. E ne voglio ricordare due che abbiamo costruito insieme.


Il primo è quello del gioco sano, dove stiamo costruendo con le associazioni che si occupano del tema una rete diffusa in tutti i comuni del nostro territorio. Una rete di spazi in cui le persone fanno esperienza di gioco positivo. E in sostanza tornano a ri-trovarsi. A sperimentare la bellezza dello stare insieme condividendo emozioni.


Il secondo progetto è la Scuola delle emozioni. Un percorso con gli insegnanti delle scuole modenesi in cui mettere al centro il tema delle emozioni nel percorso di crescita dei ragazzi.


Che ora si sta ampliando verso un’altra progettualità modenese che si chiama Chiacchiere per la vita, un progetto che arriva dalla Svezia, con le famiglie e le scuole, sempre sul tema del far fare esperienza ai ragazzi del loro vissuto interiore.


Esempi che si legano al percorso che si sta facendo sul tema degli agenti di comunità.

Servitori del bene comune che mettono a disposizione il proprio tempo, il proprio spazio interiore per il bene della comunità e alla fine del bene proprio. Che si lega per noi in modo profondo alla sfida che abbiamo che è quella delle case della comunità, che diventa il fermento che le trasforma da semplici sommatorie di servizi a spazi capaci di rendere viva quella comunità. Li fa diventare spazi generativi, qualcuno direbbe gener-attivi, perchè generano azione.


E anche voi siete degli agenti di comunità, perché la agite, la aiutate a guardarsi dentro, a viversi, a ri-trovarsi.


E rappresentate come gruppi di auto-mutuo-aiuto un pilastro fondamentale della rete delle case della comunità, a fianco degli operatori della sanità e del sociale. Quell’elemento capace di dare maggiore calore e vita alla risposta ai bisogni delle persone.


Per tornare al concetto di potenza iniziale, penso che questo sia il vero potere a cui ambire. Il sapere che camminando insieme possiamo stare meglio.


Tutto questo rappresenta il futuro del sistema sanitario e sociale e la nostra comunità nel suo insieme deve sempre più guardare e investire su questi due aspetti. 


Il camminare insieme come comunità e la capacità di associare la potenza tecnologica alla potenza relazionale.