Meno Social, Più Sociali
Sembra uno slogan, in realtà rappresenta il simbolo della nostra società.
E anche il compito delle istituzioni che si vogliono occupare in modo concreto del
benessere delle persone e quello che possiamo fare tutti noi come singoli individui ogni giorno.
Mai come ora l’informazione
circola in modo vorticoso. Prendiamo solo l’esempio del meteo o delle news,
di cui veniamo bombardati in ogni momento della nostra giornata. E mai come
possiamo avere informazioni sulla vita degli altri attraverso i social, avendo anche la possibilità anche di esprimere giudizi su quello che vediamo (like e cose simili). Ma
tutto questo tipo di "nuova" socialità questo ci fa stare bene?
Negli ultimi 50 anni si è assistito alla nascita delle TV
commerciali, che avevano l’obiettivo ultimo di vendere pubblicità, che con l’avvento
di internet si sono trasformate nei social. E sempre più si è andata affermando
la solitudine delle persone di fronte a questi strumenti. Social che rimangono strumenti
per vendere, non disegnati per il nostro benessere. Si veda l'invasione di messaggi pubblicitari nei social o i cosiddetti influencer, venditori mascherati.
Stare da soli ci fa
stare bene? Gli unici che possono dirlo sono gli eremiti, che lo fanno come
scelta di vita, che li porta ad una piena consapevolezza. Per tutti gli altri
comuni mortali, la solitudine produce danno. Lo dicono molti studi scientifici e l'esperienza di tutti noi.
Una strada per le istituzioni che si vogliono occupare di benessere e salute è quindi quella di ri-costruire luoghi di comunità, in cui le persone tornano dal vivo a guardarsi negli occhi, a sentire il suono e gli odori della vita comune.
Certo non possiamo pensare che i luoghi rimangano quello che erano un tempo, ma dobbiamo sforzarci e investire sul sostenere i luoghi già esistenti nelle singole comunità che via via fanno sempre più fatica a sopravvivere.
Temi come quello del gioco di comunità, della musica, del ballo, delle arti, della cultura, del movimento, dello sport di comunità, del teatro, dell'attenzione all'ambiente, del dedicare tempo per gli altri, devono essere occasioni in cui le persone tornano a incontrarsi.
Un esempio concreto: avete visto quanto i bambini e i ragazzi sono attratti dai "giochi antichi" o dai parchi avventura? Dovremmo diffonderli sempre di più.
E troppo spesso non
conosciamo i nostri vicini di casa, con tutta la complessità del caso, vivendo
sempre più in una società di tante culture. E anche da questa ricchezza delle differenze possiamo creare ben-essere.
Sapendo che per i giovani il lavoro da fare è diverso
rispetto agli anziani, ma avendo presente che i ponti intergenerazionali sono uno strumento molto potente quando
riusciamo a crearli.
O come il sostegno alle associazioni di volontariato, strumenti concreti di intervento all’interno delle comunità.
Strumenti come il servizio civile obbligatorio per i giovani possono
essere un sostegno importante per queste realtà, che può diventare occasione
per i ragazzi di conoscere e aprirsi a realtà del proprio territorio spesso sconosciute.
Divenendo occasioni per dare un senso alla propria vita.
Più sociali, meno
social: una vocale che può fare la differenza.