La nostra vera malattia è la solitudine




Nella nostra società la vera malattia è la solitudine, non le malattie croniche o le disabilità.

È una società progettata per allontanarci come persone e come comunità e questo ha un prezzo enorme sui singoli, sulle famiglie e sulla comunità nel suo insieme. Lo possiamo vedere da molti punti di vista.

Da quello delle relazioni. Pensate all’impatto che i nuovi sistemi di comunicazione stanno avendo. Persone che vivono sole e che stanno ore di fronte ad uno schermo. Dove volendo passi la tua giornata in un continuo di notizie incalzanti che tolgono il respiro. O i social media, macchine create per fare soldi per chi li gestisce, e dove è la singola persona il centro di tutto. Dove puoi pensare di avere molti amici e approvazioni senza aver guardato negli occhi nessuno, ascoltato i suoi silenzi, che sembra un paradosso ma non lo è.

Solitudine delle persone anziane, dove lo stare soli diventa elemento di rischio e di decadimento mentale e fisico. Solitudine dei giovani, dove molti fanno fatica a uscire dalla loro riserva, se non attraverso gli schermi dei loro dispositivi digitali.  Solitudine anche dei lavoratori, dove si fa sempre più fatica a parlarsi all'interno delle organizzazioni. Dove la velocità è sinonimo di qualità, ma quasi sempre non è così.

E la realtà ci dice che più una famiglia su tre è composta da una persona sola. Poi è vero che si può essere soli anche quando si vive in più persone sotto lo stesso tetto, ma in ogni caso è un elemento da tenere bene in considerazione.

Solitudine come consumatori. Un tempo anche il momento dell’acquisto dei generi di prima necessità diventava un momento di condivisione, il famoso andare al mercato settimanale. Piano piano ci stanno portando al poter fare la stessa cosa seduti sul divano e ricevendo i nostri bisogni sull’uscio di casa. Cosa molto utile quando necessario, ma strumento infernale quando superfluo.

Solitudine come professionisti che si occupano di benessere. Dove la spinta è quella del ritornare ad avere ognuno la propria assicurazione privata, dove il modello è quello della risposta immediata ad un bisogno, spesso poco appropriato. Andando di fatto a depotenziare sistema sanitario e sociale integrato, le uniche che sono in grado di risolvere i problemi importanti che tutti noi prima o poi dobbiamo affrontare.

Che fare? In primis la politica, così come le istituzioni e i professionisti che pensano al benessere delle persone devono aver ben chiaro che la solitudine è il primo dei problemi e dobbiamo tutti costruire azioni che tornano a farci guardare negli occhi e in presenza. 

Tornare a riempire insieme i tanti spazi comuni che abbiamo attorno a noi e aiutare anziani, adulti e giovani a dedicare del tempo a chi sta attorno a noi.  Tornando ad avere tempo per fare le cose, meglio se in modo condiviso. Favorendo invece la solitudine quando fatta in modo deliberato alla ricerca di una maggiore consapevolezza. Cosa ben diversa dall'essere soli dentro e fuori.

Questa è la vera assicurazione per il nostro benessere che tutti noi dovremmo avere.

E che questo sia il problema lo dice anche il fatto che chi ha una malattia cronica o una disabilità, come singola persona o come famiglia, se lo affronta non da solo ha una occasione per trasfromare quella fragilità in un momento in cui stare meglio. 

Insieme è meglio.