Da Calabria e Lombardia passa il futuro del Servizio Sanitario Nazionale

La pandemia ha fatto emergere molte verità sulla salute degli italiani e sul sistema chiamato a tutelarla. In primis che abbiamo una classe di operatori sanitari che ha dimostrato di amare il proprio lavoro, mettendoci molto spesso la vita per dare una risposta alle domande di bisogno delle persone. 

Questo in una situazione in cui per anni si è cercato di asfissiare il sistema sanitario e sociale pubblico per favorire di fatto quello privato, perché alla fine i bisogni di ognuno di noi hanno bisogno di una risposta. Tutti coloro che ci lavorano possono raccontare questa situazione, ognuno nel proprio ambito. 

Due luoghi rappresentano bene questa situazione, la Calabria e la Lombardia. Due storie diverse, che il Covid ha messo a nudo. E in entrambe le situazioni si deve ripartire dal riconquistare la fiducia dei cittadini e degli operatori nel fatto che il sistema non sia costruito ad arte per fare gli interessi di pochi. 

In Calabria sono ormai decine di anni che le aziende sanitarie sono sciolte per infiltrazioni della ndrangheta da un lato e per la incapacità di costruire un sistema che metta al centro l’interesse pubblico. E dei diritti delle persone ad essere curate nella loro terra senza doversi spostare facendo migliaia di inutili km.

Leggendo le carte delle inchieste dei magistrati emergono sempre i soliti comportamenti. Decisioni di affidare a privati servizi che dovrebbero essere pubblici e incapacità a monitorarli sia nella qualità che nella quantità. Per fare un esempio ancora una volta assistiamo ad episodi di fatture pagate più volte per la stessa prestazione, con la sparizione delle carte che giustificano tali prestazioni. La novità è che queste fatture ora sono entrate nei circuiti internazionali della finanza, a rendere ancora più complicata la situazione.

E ogni ambito e decisione sembra presa da persone che in qualche modo non rispondono all’interesse della comunità, ma a quello di chi li ha messi in quel posto. E’ evidente la responsabilità della politica, che essa stessa rappresenta quegli interessi da difendere. E pensiamo in questo a parlamentari, consiglieri regionali o locali che magari hanno interessi diretti nelle strutture che erogano assistenza. Con un filo conduttore legato alle famiglie mafiose, in questo caso ndranghetista, o a logge deviate.

Sono i diritti delle persone e dei professionisti la chiave di questa rinascita, bisogna ripartire da lì per andare a ricostruire i servizi in grado di dare risposte ai bisogni delle persone. In primis i servizi sociali, poi quelli territoriali e infine quelli legati all’assistenza ospedaliera.

La storia della Lombardia è diversa, ma alla fine con molti tratti comuni. In questo caso non si è fatto l’interesse comune per scelte politiche che hanno favorito i grandi gruppi privati della sanità, dove ritroviamo ancora una volta i politici a farne parte. E anche in questo caso l’appartenenza a precisi gruppi di potere segnava la possibilità di entrare nell’organizzazione del sistema.

E come nel caso della Calabria con una grande presenza delle famiglie mafiose sul territorio, con il rischio che la scelta verso il privato diventi sempre più una scelta di affidare i servizi ai cittadini ad aziende nelle loro mani. Mani capaci di riciclare montagne di euro come abbiamo visto anche in questi ultimi giorni.

I prossimi sei mesi saranno decisivi per il futuro di queste due regioni e sarà fondamentale ripartire dall’etica e dai valori di chi prende le decisioni strategiche. E cittadini e professionisti non possono ancora una volta restare silenziosi a vedere spartire la torta a favore di chi non farà mai gli interessi delle persone e delle comunità. Solo per citare un esempio, è evidente che solo un approccio di comunità nella salute mentale può fare gli interessi dei cittadini. Nel momento in cui il sistema è affidato completamente nelle mani dei privati, i diritti delle persone verranno sempre in secondo ordine. E potremmo fare mille altri esempi. Investire nel pubblico con il grande compito di trovare professionisti che mettano al centro l’interesse comune.

Un'altra riflessione politica da fare è se le Regioni siano capaci di garantire i diritti delle persone e quale sia il ruolo centrale dello Stato. Questi due esempi regionali mostrano come vi debba essere una regia molto più forte a livello nazionale, capace oltre che nel dire quale sono i diritti da garantire (come avviene ora con i livelli essenziali di assistenza), anche nel rendere concretamente esigibili quegli stessi diritti. Non ci possiamo più permettere strade diverse per ogni regione, il covid ha mostrato i limiti di queste scelte.

Il futuro di queste due regioni riguarda quello del Servizio Sanitario Nazionale nella sua interezza e quindi dobbiamo fare tutti insieme questa battaglia.

Come simbolo di questa rinascita vogliamo prendere i famosi grandi occhi dipinti nelle opere di Margaret Keane, che con la sua storia raccontata nel film Big Eyes ci racconta la storia del furto da parte del marito delle sue capacità artistiche. Che quegli occhi rappresentino la bellezza e la voglia di cercare sempre la verità su un mondo così complesso come quello della salute: sui diritti delle persone ad essere curate e dei professionisti a poter offrire il loro sapere senza che nessuno possa pensare di rubare tutto questo a favore di interessi che poco hanno a che fare con il bene dei cittadini e delle comunità.