Contro il virus della corruzione nella salute, è tempo di una consulta nazionale


 

Il 6 aprile 2020 si ricorda la giornata contro la corruzione in sanità. Come una delle tante giornate inventate dal marketing. Dalle malattie, ai gatti, ai nonni e via discorrendo. Usiamo questo momento per fare una riflessione sulla salute e su tutto quello che gli gira intorno.

Per prima cosa ci piace chiamarla “integrità della salute”. Per due motivi il primo che limitarsi solo alla sanità è molto limitativo. Il grande Gianfranco Domenighetti ogni volta ci ricordava che la salute e il benessere delle persone si crea per l’80% al di fuori del sistema sanitario. La seconda è che non vogliamo essere contro qualcosa, ma essere positivi, costruire e rafforzare il senso di integrità e di fiducia attorno a tutto quello che si muove attorno alla salute delle persone.

In questi giorni in cui questo maledetto virus ci sta chiudendo in casa, dobbiamo dire che tutti gli operatori che ogni giorno lavorano per la nostra salute hanno dato una risposta che dovremo ricordare molto a lungo. Hanno messo a rischio la loro vita, anche se non siamo riusciti purtroppo spesso a tutelarli come avremmo dovuto. I motivi di questo avremo modo di analizzarli, ma al momento ci sono troppi morti e malati fra gli operatori sanitari.

Questi sono la maggioranza, il 99%. Poi ci sono anche quelli che come le mafie, e con un comportamento mafioso, stanno sfruttando questo momento per fare i propri interessi. E vanno isolati, ed espulsi dal sistema, come il virus. E può farlo solo quella maggioranza di onesti che troppo spesso vede e accetta tutto questo.

In questi giorni vediamo che sta succedendo di tutto attorno alle famose mascherine. Con un mercato che è impazzito e sta offrendo il peggio dal punto di vista della domanda e dell’offerta. Sono state cancellate le normali procedure di acquisto, giustamente per favorire la sicurezza di tutti noi. Ma sapendo che i furbi esistono, non possiamo abbassare la guardia e dobbiamo pretendere oggi più che mai la trasparenza su quello che sta avvenendo. Dagli acquisti, alle selezioni del personale, alle donazioni, alla riconversione dei reparti e quelli che sono definiti “ospedali covid”.

Era un pò di tempo che dicevamo che stavamo gestendo i rischi a silos e oggi ne abbiamo avuto purtroppo la prova. Il fatto di averne sottovalutato uno, ci ha esposto molto di più anche agli altri. Gestione integrata del rischio significa fare in modo che tutte le istituzioni che si occupano dei nostri bisogni, pubbliche e private, prendano in seria considerazione i rischi a cui sono esposte. Dal punto di vista sanitario, ambientale, dei trasporti. Ognuno faccia la sua parte, sapendo che i rischi e soprattutto le cause sono tutte collegate fra loro. L’analisi delle cause e intervento su di esse per ridurre i rischi è il grande lavoro a cui tutti i gestori del rischio sono chiamati. Incluso chi deve gestire il rischio contro la corruzione, contro le mafie e il riciclaggio.

Oggi si parla di centralizzazione rispetto alla regionalizzazione della sanità. In realtà il vero tema è riuscire ad avere un sistema capace di disporre di persone capaci nei posti strategici del sistema. Quindi ben venga un sistema, soprattutto nei momenti di crisi, capace di prendere decisioni univoche, ma il vero tema è avere persone competenti e oneste. Che mettano al centro il bene comune e non gli interessi familiari, di partito, di qualche associazione magari riservata. La storia calabrese, possiamo dirlo con grande serenità il posto più in difficoltà di tutto il nostro Paese, ci insegna come il connubio fra mafie, servizi segreti, massoneria deviata e professionisti corrotti possa essere esplosivo.

Professionisti sanitari che hanno dato una grande prova di attaccamento al sistema sanitario, ma devono capire che questo spirito deve continuare allo stesso modo in cui hanno affrontato il pericolo del virus. Essendo presenti su temi che non sono marginali, come la qualità degli appalti, del personale che viene assunto, della ricerca che viene realizzata, del cemento che viene messo dentro i muri delle nostre strutture. Della loro sicurezza, che non va lasciata nei cassetti, come purtroppo è avvenuto con i piani di emergenza. E sindacati, ordini professionali, società scientifiche devono essere i primi a portare avanti questa battaglia.

Ed è venuto il tempo che il tema della lotta alla corruzione e delle mafie nel mondo della salute e della sanità sia gestito attraverso una consulta nazionale capace di mettere in luce aree di rischio, cause e buone pratiche. Non ci possiamo più permettere di marciare in modo separato come abbiamo fatto in questi ultimi anni. Mettendo insieme aziende sanitarie, sindacati, ordini professionali, società scientifiche, associazioni che si occupano di questo tema e società civile. Un luogo capace anche di dialogare con la magistratura e tutte le forze di indagine che ci sono sul campo.

Solo il NOI è capace di vincere i virus. Anche quello della corruzione.

 

Massimo Brunetti

Azienda USL di Modena

Associazione Italiana Integrità della Salute